Terme di Valgrande da oggi il bar chiude definitivamente

Chiude il bar delle Terme di Valgrande frequentato soprattutto durante l'inverno. Ma il problema è anche la chisura del centro termale

COMELICO SUPERIORE. Da oggi è chiuso il bar delle Terme di Valgrande e chissà quando e con chi riaprirà.

Ornella Alfarè Lovo, titolare della licenza, dice basta dopo quasi undici anni di gestione del bar. Il taglio del nastro infatti risale al 14 giugno 2003, data in cui hanno aperto i battenti le Terme di Valgrande. Un anno e mezzo fa la società delle Terme ha chiuso, è rimasto aperto solo il bar, e in maniera stagionale, estate e inverno. «Lo stabile è del Comune - spiega la signora Alfarè Lovo - e al Comune riconsegno le chiavi e la licenza. Cosa succederà in futuro non si sa, non sappiamo cosa succederà con il cambio di amministrazione. Per adesso diciamo basta, dopo una pessima stagione invernale».

È successo di tutto quest’inverno: «Abbiamo avuto quattro giorni di black out, poi giorni di pioggia, vento che ha fatto chiudere gli impianti, per metà mese di febbraio non abbiamo potuto lavorare per la troppa neve. Insomma, è stato un inverno difficile, non solo per noi ma per tutti. Ma dopo 37 anni credo di poter dire basta. Le spese sono troppe».

Il bar delle Terme viene frequentato in particolare durante la stagione invernale da chi percorre il giro delle Cime, e scende con gli sci da passo Monte Croce Comelico. Alle Terme trova lo skibus che porta gli sciatori fino a Padola o di nuovo a Passo monte Croce.

Durante l’estate passano di lì gli escursionisti diretti verso i rifugi Lunelli e Berti. Il posto è davvero magnifico, ma l’afflusso dei turisti è davvero limitato.

Se lo stabile è del Comune gli arredi interni sono dei gestori del bar, e su questo si è acceso un contenzioso con la società delle Terme, dopo la chiusura dello stabilimento termale. «Stiamo arrivando per fortuna ad un accordo» dice la signora Alfarè Lovo.

Sta di fatto che il bar chiude: «Non punto il dito contro nessuno, ci mancherebbe - precisa la signora Ornella - quando era aperto il centro termale c’era un giro maggiore di clienti».

Non accusa nessuno, ma qualche rammarico c’è, come la mancanza di un albergo che avrebbe aiutato le Terme. «Sono stati detti troppi no in questo paese, al campeggio, all’albergo. Per fortuna funzionano gli impianti».

E il referendum? La signora Alfarè Lovo preferisce non esprimersi, consapevole che non è una consultazione facile e non c’è un grande seguito alle ragioni del comitato promotore.

«È un voto di protesta» dice, esattamente quello che è stato in tutti gli altri comuni che hanno promosso i referendum per andarsene dal Veneto.

I rapporti di Comelico Superiore con la Pusteria sono già molto stretti. Basta pensare ai 500 - 600 comelicensi e cadorini che ogni mattina percorrono la statale per andare a lavorare in Pusteria.

«Nella mia famiglia siamo nove figli, e mia madre, una pusterese, ci ha avviati tutti al lavoro nel settore del turismo, dicendoci che quello era un lavoro sicuro. E in Pusteria la pensano davvero così e agiscono di conseguenza. Noi in Comelico abbiamo idee diverse. Ci vorrebbe più coraggio, anche tra i giovani, per investire in questo territorio».

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