Stop agli interventi protezione civile senza assicurazione

A fine mese scade il servizio della Comunità montana Cadorin: «Il tempo stringe e la Regione non risponde»

FELTRE. Da fine mese la protezione civile non avrà più copertura assicurativa e di conseguenza dovrà fermarsi: in caso di bisogno – dalle grandi emergenze come il terremoto in Emilia che vede impegnata una trentina dei nostri volontari alle problematiche di casa come gli allagamenti dell'estate 2010 o l'incendio sul monte San Mauro di inizio 2011 - le tute arancioni non potranno intervenire. Ma subiranno uno stop anche le manutenzioni contro i rischi idrogeologici, oltre alla pulizia del territorio che verrà a mancare insieme al supporto alle manifestazioni. Sono allarmanti le conseguenze della normativa regionale che impedisce alla Comunità montana (a cui fa capo la regia di protezione civile) di avviare nuovi servizi associati, ed è sconfortante il quadro che prospetta il presidente del coordinamento Pietro Cadorin: «Fermiamo tutte le attività dal 30 giugno, dovrò avvisare gli enti statali e vedremo cosa succede», annuncia. «Restando senza assicurazione le squadre non potranno intervenire, quelle all'opera dovranno rientrare e nessun'altra potrà partire. La nuova legge fa sì che la Cmf non riesca più a elargire i fondi per la copertura dei volontari e a questo punto non so più come risolvere la situazione. Ho fatto presente la cosa alla Provincia che però non si trova in buone acque e non ho risposte dalla Regione», ammonisce Pietro Cadorin. «Ci sono scenari preoccupanti, data anche la fragilità territoriale. Certe prese di posizione rischiano di innescare una catena di ripercussioni presto ingestibile».

L'idea che la Comunità montana aveva lanciato qualche settimana fa in conferenza dei sindaci era di costruire un nuovo servizio associato non solo per consolidare la protezione civile, ma per potenziare la rete di formazione e informazione su come si gestisce un'emergenza, si presta il primo soccorso a feriti e dispersi, e si individuano le zone strategiche dove trovare assistenza dopo l'evento calamitoso oppure in seguito a una fase di allertamento. Ma la proposta è saltata perché la legge regionale (numero 18 del 2012) vieta alle Cm di avviare nuove associazioni di servizi dal 31 dicembre e obbliga i Comuni a esercitare le funzioni fondamentali attraverso forme associate.

Tra queste c'è la “gestione di territorio e ambiente” che contiene la protezione civile, la prima a finire sotto la scure: «In tale situazione il feltrino dall'1 luglio sarà senza protezione civile, che a tutti gli effetti salterà in mancanza della copertura assicurativa che il coordinamento fornisce a 750 volontari», tuona l'assessore della Cmf Stefano Toigo. «Scaduta la convenzione e nell'impossibilità di farne una nuova, col 30 giugno comunicheremo che non verrà più pagata l'assicurazione perché non ci sono più i fondi. Fino alla fine dell'anno si tengono i servizi per i quali abbiamo la delega, poi ogni Comune deve individuare un'altra forma associativa. Ma c'è il problema del blocco delle assunzioni e del patto di stabilità, quindi come possono gli enti locali avere le risorse per farlo? Quando i nostri consiglieri regionali hanno votato la legge 18, e in quella seduta c'era appena il numero legale, secondo me non si sono resi conto delle conseguenze che comporta sull'intera montagna bellunese. Si distrugge una politica coordinata di servizi che funzionano», attacca ancora l'assessore comunitario Stefano Toigo, che ha un diavolo per capello: «È dal 2007 che la Cmf aspetta una decisione della Regione in merito al futuro delle Comunità montane».

In questo scenario che permette alle Cm la gestione dei servizi associati solo fino alla scadenza del 31 dicembre, il problema sollevato da più parti è se la montagna sarà ancora rappresentata e in quale forma, perché il rischio è la disgregazione. Ma in ballo c'è anche il destino del personale: ventiquattro dipendenti della società Feltrina Servizi che in caso di chiusure finirebbero a casa, e otto in carico alla Cmf che potrebbe andare in mobilità.

Raffaele Scottini

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