Sorriva ha rinnovato il suo voto a San Dordi

SOVRAMONTE. Per fare la “menestra” non sono serviti solamente, si fa per dire, un quintale e sette chili di fagioli, ma a fare veramente la differenza è stata soprattutto l'anima dei sorrivese, l'ingrediente che esalta il sapore di San Dordi. Una ricorrenza speciale per la comunità di Sorriva, che ogni anno si riunisce per rinnovare il Voto e i riti religiosi legati alla scomparsa della peste avvenuta nel 1631. A Sorriva l'orribile flagello raccontato nei Promessi sposi da Manzoni era arrivato l'anno prima. La popolazione comincia ad ammalarsi e i corpi per evitare il contagio vengono sepolti fuori dal paese al Pian dei mort. Al cimitero degli appestati, ieri, giorno di celebrazioni solenni in onore del patrono, si è fermata per una messa di suffragio la processione partita dalla chiesa di San Giorgio con i figuranti in costume in testa e lo stendardo tornato a nuova vita dopo il restauro ad opera del maestro Paolo Canciani. Alle 9 il corteo ha assistito alla benedizione del pane e della “menestra” da parte di don Vito De Bastiani. Come da tradizione, sulle spalle dei coscritti e di alcuni altri giovani aiutanti, la minestra è stata portata atrraverso quattro itinerari in ogni casa, dai Sassi alla Muraa e da Sentà a Noncia. Alle ragazze, come sempre, il compito di portare i cesti ricolmi di pane benedetto e attingere dai paioli la succulenta crema di fagioli che ha cominciato a cuocere la notte prima e che si è potuta degustare già dalla mattina sotto il capannone montato davanti alla chiesa. Più di qualcuno non ha rinunciato al bis, sicché si può concludere che il risultato era eccellente anche quest'anno.
A prepararla sono, come vuole il regolamento, tre famiglie del paese. Quest'anno è toccato alle famiglie di Lucindo Dal Zotto, Marco Tollardo ed Egisio D'Agostini. Da venerdì a domenica ci sono stati momenti culturali e ricreativi, di significato artistico e sociale. La sagra ha ospitato numerose persone per tutto il fine settimana e le tre mostre hanno raccolto la loro folla di visitatori, anche grazie al bel tempo degli ultimi giorni. Degne di nota, oltre alla mostra di Paolo Canciani, le collezioni di piccoli oggetti esposte nel casel e la mostra “No globalizzazione”.
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