Soccorso alpino di Cortina: «Ricambio generazionale, questione da affrontare»
I volontari del Cnsas si interrogano sul coinvolgimento dei giovani: «La nostra è una stazione con età media piuttosto elevata»

Il ricambio generazionale può essere un problema per il Soccorso alpino di Cortina, una realtà che esiste ufficialmente da settant’anni (il Cnsas venne fondato il 12 dicembre del 1954) ma di fatto da molto di più, poiché la prima stazione di soccorso alpino a Cortina risale al 1902. E già prima, con l’avvento del turismo alpinistico dalla seconda metà dell’Ottocento, nel regolamento delle guide alpine era inserito l’obbligo al soccorso in montagna.
L’argomento è stato affrontato durante la presentazione del libro “Di roccia e di cuore: 1954 – 2024: 70 anni di Soccorso alpino” di Michela Canova, presentazione condotta da Francesco Chiamulera nell’ambito di Una montagna di libri.
Paolo Bellodis e Franco Gaspari, membri della stazione di Soccorso alpino di Cortina, hanno rimarcato come questo problema sia reale. «La nostra è una stazione con un’età media piuttosto elevata», ha detto Gaspari. «Il calo demografico purtroppo è una realtà con cui dobbiamo raffrontarci. La formazione per diventare membro del Soccorso è severa: un soccorritore deve saper fare un po’ di tutto in montagna, non è facile, e i giovani di oggi vanno verso altri interessi».
Bellodis ha sottolineato l’importanza dell’aggregazione nel Soccorso alpino: «Quando non c’era l’elicottero c’era più gruppo. Ora la maggior parte degli interventi vengono svolti con l’elicottero e questo sminuisce il lavoro della squadra, il coinvolgimento dei volontari».
A confermare quanto detto in sala cultura è l’attuale capo stazione di Cortina del Soccorso alpino, Roberto Santuz, con una riflessione: «Abbiamo avuto un paio d’anni nei quali non si è presentato nessuno per fare il corso volontari; quest’anno si sono presentati in tre, poi sono rimasti in due, e ora bisogna vedere se entrambi finiscono i corsi di formazione».
Per diventare membro del Soccorso alpino, si invita il giovane aspirante a fare un anno di prova, affiancando gli altri volontari per rendersi conto di quale sia l’impegno. Poi ci sono i corsi di formazione, che comportano un certo impegno.
«Speriamo che i due che hanno scelto di andare avanti tengano duro», afferma Santuz. «La prima cosa che ci vuole per diventare volontario è il tempo da mettere a disposizione, ma altrettanto importanti sono l’amicizia e la passione per la montagna. Bisogna saper fare un po’ di tutto: da spalare alla neve ad andare con gli sci d’alpinismo, fare manovre di corda e altro. Oggigiorno spesso i giovani non sanno fare queste cose, e dobbiamo formarli a partire dalle cose più elementari. I tempi rispetto a vent’anni fa sono decisamente cambiati. In ogni caso, se le persone hanno passione, tutto si risolve».
Riallacciandosi a quanto affermato da Bellodis durante l’incontro sull’utilizzo dell’elicottero, Santuz spiega inoltre come siano cambiati i soccorsi in questi ultimi anni. «È vero che ora l’elicottero fa tanto, e questo va a discapito dell’aggregazione della squadra», sottolinea Santuz. «È tuttavia anche vero che oggi si viaggia su velocità diverse rispetto a vent’anni fa. Siamo passati da un sistema senza telefoni ad un utilizzo del cellulare che è diventato un’arma a doppio taglio. Ora chiamano per qualsiasi cosa, per una caviglia slogata o perché sono troppo stanchi. L’elicottero interviene perché fa prima: va subito dall’infortunato che viene immediatamente localizzato, senza un volontario del posto a bordo. In questo senso la stazione locale viene lasciata fuori e l’aggregazione viene meno, ma dall’altro lato non si può pretendere che i soccorritori volontari, i quali hanno tutti un lavoro, siano disponibili per qualsiasi intervento».
«La tecnologia va avanti», spiega il responsabile Cnas di Cortina, «e oggi non c’è più tempo per aspettare. L’importante è che quando c’è bisogno veramente dell’intervento di un soccorritore, come ad esempio nel caso del recupero di un infortunato travolto da una slavina, il volontario ci sia» conclude Santuz.
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