Sito minerario a Valle Imperina Parte la ricerca di un gestore

Il Comune ha pubblicato l’avviso per raccogliere le manifestazioni di interesse Sul piatto ci sono l’ostello, l’ex Cral e i forni fusori. Esclusa la galleria S. Barbara
Gianni Santomaso

RIVAMONTE

L’ex sito minerario di Valle Imperina prova a rinascere.

Il Comune di Rivamonte, proprietario delle strutture di quella che fu la miniera della Serenissima e una delle più importanti d’Europa, ha infatti pubblicato ieri sul proprio sito l’avviso di manifestazione di interesse con scadenza 31 maggio alle 12, per partecipare alla gara mediante affidamento diretto in vista della gestione fino al 31 ottobre 2023 di tre edifici del vecchio centro minerario restaurato nel corso del tempo.

Si tratta dell’ostello Imperina, del fabbricato ex Cral e degli splendidi ex forni fusori, un capolavoro di archeologia industriale.

Le manifestazioni di interesse hanno lo scopo di individuare operatori economici interessati ad essere invitati a presentare eventuale offerta a successiva procedura di affidamento diretto.

La speranza del Comune è che qualcuno si faccia avanti per iniziare a dare nuova vita a un centro che, per troppo tempo, è rimasto chiuso. Complici, negli ultimi anni, anche Vaia e i ritardi nell’esecuzione dei lavori finanziati con i Fondi Brancher del 2011 e interrotti dalla tempesta di fine ottobre 2018, che aveva anche “mangiato” la strada di accesso al sito.

«L’assicurazione che ci è stata data dalle ditte», dice oggi il sindaco di Rivamonte, Nino Deon, «è che i cantieri saranno terminati a giorni. È per questo che abbiamo deciso di pubblicare la manifestazione di interesse».

Chi prenderà in gestione i tre edifici avrà la possibilità di puntare sia sul settore ricettivo e della ristorazione che su quello della promozione museale. Ostello ed ex Cral hanno infatti a disposizione 57 posti letto: 40 nell’ostello divisi in otto stanze; 17 nell’ex Cral divisi in dieci stanze. L’ostello ha anche un bar/ristorante che rappresenta un servizio complementare.

Per quanto riguarda gli ex forni fusori l’avviso specifica che il biglietto d’entrata dovrà essere di 3 euro, gratis per i minori di 15 anni. Il canone mensile a base d’asta per la gestione delle tre strutture sarà di 1900 euro più Iva, oltre al versamento del 50% degli introiti derivanti dagli ingressi ai forni fusori.

«In questi mesi», spiega Deon, «ci sono stati degli interessamenti informali sia di gente della zona che della Valbelluna. Al momento dobbiamo puntare su questi tre edifici perché la galleria Santa Barbara non è ancora fruibile anche se di fatto è stata sistemata. In questo momento non abbiamo voluto rischiare e l’abbiamo lasciata fuori dal bando di gestione. Nel frattempo, però, una ditta incaricata dai Servizi forestali regionali sta lavorando lungo il torrente Imperina per rifare la scogliera nei pressi del Pozzo Capitale».

Nel prossimo futuro dovrebbero partire anche i lavori di sistemazione del centro visitatori in carico al Parco nazionale delle Dolomiti Bellunesi. —



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