«Sistemate la strada vecchia da Cima Gogna»
SANTO STEFANO. La messa in sicurezza della vecchia strada di accesso al Comelico dal Cadore non è solo un piacere (per gli appassionati di mtb), ma un dovere. Si trova, infatti, in condizioni precarissime la pista ciclabile che è stata lanciata come ultima sfida infrastrutturale da Francesca Dellamore ed Elisa Bergagnin, le due imprenditrici del Comelico che da tempo insistono per l'area franca da istituzionalizzare in zona. La strada che va da Santo Stefano fino a Cima Gogna, dove incrocia quella che sale (o scende) da Auronzo, è tutta buche e smottamenti, tanto più pericolose perché l'arteria strapiomba sul Piave. E' infatti l' originale percorso che il traffico faceva prima che arrivasse la sospirata galleria del Comelico.
«La strada della valle vecchia, parallela alla galleria Comelico , è un tratto strategico per il collegamento con la Ciclabile delle Dolomiti e fondamentale per lo sviluppo del turismo sportivo in Comelico Sappada», come lo definiscono Dellamore e Bergagnin. Per le due imprenditrici, la manutenzione di questa strada «dovrebbe ritenersi obbligatoria, per i disagi che in passato ha causato la chiusura della galleria Comelico, le cui condizioni non sono certo ottimali (ricordiamo che l'unica alternativa è quella del Passo Sant'Antonio, ndr)». E' un avviso, quello di Dellamore e Bergagnin, che viene lanciato ai “naviganti”, e cioè a quanti dovrebbe stare a cuore l'ingresso o l'uscita dal Comelico in condizioni di massima sicurezza. L'Amministrazione di Santo Stefano si è ripetutamente occupata della vicenda, riscontrando però che sono necessarie parecchie risorse per sistemare il tracciato, trasformandolo in una ciclabile effettivamente praticabile, che poi continuerebbe con bus de Val. «Per quanto riguarda i fondi ingenti di cui parla il sindaco di Santo Stefano, vorremmo sottolineare che l'UE ha messo a disposizione somme rilevanti per la realizzazione di piste ciclabili ed il cicloturismo sta assumendo dimensioni sempre più significative»,- ricordano dellamore e Bergagnin, «e citiamo, a titolo esemplificativo, gli oltre 10 milioni di contributi a Cagliari, i 6 milioni a Pescara; per non parlare delle ciclabili realizzate in Polonia, per le quali si parla di 400 milioni».
Non manca, da parte delle due imprenditrici, un pizzico di polemica quando, a commento delle numerose iniziative di riflessione sul treno delle Dolomiti, aggiungono: «Per rimanere in tema di ferrovia, tanto di moda, il Comelico Sappada rischia di perdere anche il treno del cicloturismo; e la responsabilità è di chi non è capace di vedere quali sono le opportunità concrete da cogliere seriamente e con tempestività per la ripresa della nostra valle».
Francesco Dal Mas
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