Simone in coma per un'overdose

Le cartelle cliniche confermano: assunzione di metadone fuori controllo
A destra il carcere di Baldenich Qui sotto la cartella clinica di Simone De Dorigo, compilata dal pronto soccorso dell’ospedale di Belluno il 4 ottobre scorso
A destra il carcere di Baldenich Qui sotto la cartella clinica di Simone De Dorigo, compilata dal pronto soccorso dell’ospedale di Belluno il 4 ottobre scorso
 FELTRE.
Le cartelle cliniche parlano chiaro: lo scorso 4 ottobre Simone De Dorigo ha rischiato di morire per un'overdose da oppiacei. La conferma è la risposta all'antidoto naloxone somministrato dal pronto soccorso di Belluno, dove il ragazzo è stato trasportato d'urgenza dal carcere di Baldenich in stato comatoso. Dall'esame tossicologico emerge solo la presenza di metadone che è un oppiaceo.  Elena, la mamma del ragazzo, non si è arresa alla versione ufficiale. Ha acquisito dall'ospedale di Belluno le cartelle cliniche e ha chiesto tre consulenze qualificate. Dalla lettura delle cartelle emerge questo: dopo una settimana di carcere (dal 27 settembre al 4 ottobre) il ragazzo viene trovato in stato soporoso, con pupille a punta di spillo (miosi pupillare) e in coma da grave ipossia (carenza di ossigeno nell'organismo). Il primario del pronto soccorso, presumendo un'intossicazione da oppiacei, gli somministra quattro fiale di naloxone, antagonista degli oppiacei, con ripresa della coscienza e respirazione spontanea. La risposta al naloxone - che poco o nulla può fare nei casi di intossicazione da benzodiazepine o neurolettici che il giovane ha assunto come da protocollo in carcere - fa sì che la diagnosi del pronto soccorso sia certa: intossicazione da oppiacei. Trasferito in rianimazione (dove resta fino al 7 ottobre), il medico anestesista che lo ha in cura pone un altro interrogativo clinico: potrebbe anche essere intossicazione da farmaci psicotropi, ossia neurolettici, tranquillanti e antidepressivi (questi ultimi sospesi in carcere il 3 ottobre). Le ipotesi sono due: o c'è un mercato di stupefacenti in carcere o c'è stata un'interazione fra farmaci psicotropi e oppiacei (metadone e neurolettici). Ma a questo proposito va detto che il metadone per le crisi di astinenza in soggetti che abusano di droghe pesanti può essere somministrato terapeuticamente fino a 150 ml al giorno (il ragazzo ne faceva 40 ml in carcere). Va anche detto che i neurolettici (Nozinam) somministrati non possono aver provocato il coma, nemmeno in interazione con benzodiazepine (valium). Oltretutto nell'esame tossicologico non è stata fatta la ricerca né per i primi né per le seconde. Così non resta che il metadone assunto in dosaggio che non rientra nel range terapeutico. «Le cartelle cliniche sono quelle che parlano», dice mamma Elena. «Può darsi che mio figlio faccia delle ammissioni sul fenomeno del mercato grigio nelle carceri. Ma quello che non accetto è che si dica che è un soggetto debole e malato. Gli esami non evidenziano malattie del sistema immunitario. Non è affetto da immunodeficienza e i suoi esami lo dimostrano chiaramente».

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