Sfilano in 160 mila tra veci e bocia

VITTORIO VENETO. Straordinaria sorpresa sotto il cappello alpino. Al raduno triveneto di Vittorio Veneto si sono presentati in 160 mila, mentre ne erano attesi, in tre giorni, 80 mila tra alpini (35 mila), aggregati, amici e spettatori. Soddisfatto il sindaco di Vittorio Veneto Roberto Tonon, che ringraziando, al momento del passaggio della “stecca” con Tolmezzo, si è augurato che fra tre o quattro anni alla città sia assegnata addirittura un’adunata nazionale.
Entusiasmo alle stelle, dunque, per le penne nere accorse numerose dal Triveneto, ma anche da altre parti d’Italia, perfino dalla Sicilia, e dall’estero, finanche dall’Australia.
La memoria del Centenario, dei 529.025 caduti, ha fatto premio, confermando che Vittorio Veneto viene preferibilmente ricordata come la città dove è scoppiata la pace, piuttosto che la capitale della vittoria. . Nessuno, però, si aspettava il doppio delle presenze.
Forse qualcuna in più dal Bellunese; appena 2 mila, infatti, le penne nere delle Dolomiti. Numerosi alpini di Feltre, purtroppo, sono mancati perché impegnati nella sicurezza della “Gran Fondo”. Circa 900 quelli della sezione di Belluno. Poco più di un centinaio dal Cadore.
Soddisfattissimi, comunque, i presidenti, rispettivamente Stefano Mariech, Angelo Dal Borgo e Antonio Cason che, fra l’altro, si sono fatti la bellezza di due sfilate, quindi una dozzina di chilometri: per accompagnare prima i gonfaloni e poi le penne nere.
Grande commozione quando Nicola Stefani, la voce dell’adunata, ha ricordato “Rinaldo” che “è andato avanti”. Rinaldo De Rocco, sindaco di Canale d’Agordo, naturalmente, prematuramente scomparso, il quale non mancava ad uno di questi appuntamenti.
Roberto Padrin, sindaco di Longarone e presidente della Provincia, ha dato corpo alla delegazione in rosso, quella del Cadore, che vedeva schierata anche la sindaca di Valle di Cadore.
L’onorevole Roger De Menech, con il consigliere regionale Franco Gidoni e l’assessore Frison di Belluno hanno marciato in testa alla sezione del capoluogo.
Il bellunese Gianpaolo Bottacin, assessore regionale, ha invece sfilato con la protezione civile. De Menech, quando è arrivata il ministro Erika Stefani, l’ha salutata. Veloce lo scambio di cortesie, perché appunto il parlamentare del Pd doveva raggiungere il luogo dell’ammassamento.
«Speravo di avere il tempo di scambiare qualche informazione sul Fondo di confine. Sarà per un’altra volta». La Stefani è il ministro che ha sostituito De Menech alla guida del fondo con Paolo Saviane.
I bellunesi sono rimasti soddisfatti dell’edizione vittoriese, anche se c’è stato uno scambio che ha acceso la riflessione: la fanfara di Borsoi ha accompagnato Vittorio Veneto, mentre è stata la fanfara di Montebelluna a ritmare il passo dei commilitoni di Dal Borgo.
«La nostra speranza – ci dice quest’ultimo – è di poter ospitare un altro Triveneto nel 2021 in occasione dei 100 anni della fondazione della sezione. Ma dobbiamo prestare attenzione ai conti. Questi appuntamenti cominciano a costare un po’troppo».
In Cadore, invece? «No, non c’è nessuna possibilità logistica di accogliere un raduno come questo» ammette il presidente Cason. Il prossimo appuntamento interregionale si svolgerà il prossimo anno a Tolmezzo e il sindaco del capoluogo Carnico, Francesco Brollo, ha invitato a presenziare anzitutto gli alpini della montagna. Con l’intento – ha detto – di consolidare ulteriormente il loro impegno per le terre alte. Magari anche attraverso un nuovo servizio civile. Il tema è stato quello più affrontato nei tre giorni del raduno, durante i quali c’è stato anche un forte richiamo del vescovo mons. Corrado Pizziolo a curarsi di ogni forma di accoglienza, quella dei profughi in particolare. Il vescovo della diocesi di Vittorio Veneto ha dato atto agli alpini di essere i campioni della solidarietà.
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