Supplenti bellunesi senza stipendio da settembre: scatta la protesta
Centinaia di docenti, anche da fuori, in forte difficoltà. Lo Snals: «Situazione inaccettabile, si ponga rimedio»

Centinaia di supplenti bellunesi sono ancora senza paga da settembre. Circa trecento. E anche chi ha svolto corsi estivi o all’inizio dell’anno scolastico, si trova oggi ancora senza compenso.
La situazione viene denunciata dalla segretaria dello Snals, Danila Tirabeni, a cui alcune decine di docenti si sono rivolte in questi mesi per reclamare quello che gli spetta.
«Siamo alle solite», sbotta Tirabeni, «Ogni anno ci troviamo con centinaia di supplenti che non sono stati pagati. Parliamo di persone che hanno svolto il loro incarico da settembre a oggi e che ancora non hanno visto un euro. Qualcuno è riuscito a ricevere proprio in questi giorni un piccola parte dello stipendio che gli spetta. Eppure da anni tutti i sindacati di categoria chiedono al governo di mettere mano a questa situazione incresciosa e non degna di un paese civile, che mette in ginocchio persone che lavorano e che si trovano a vivere senza stipendi. C’è gente anche che viene da fuori e deve pagarsi affitti piuttosto cari», denuncia Tirabeni, «Per fortuna, ci sono le famiglie che, seppur a distanza, cercano di venire in aiuto dei loro figli o parenti, garantendo le risorse per le loro spese vive», dice la sindacalista.
L’altro problema
Tirabeni evidenzia anche un’altra questione: «Sto ricevendo diverse segnalazioni anche da parte di docenti che hanno svolto dei corsi di recupero o progetti all’interno del Pnrr e che ancora non sono stati pagati. Si parla di persone che hanno svolto i loro incarichi ancora l’estate scorsa durante l’anno scolastico 2023-2024 o ancora prima. Eppure non hanno visto ancora un euro. E i tempo si preannunciano piuttosto lunghi, prima di vedere i soldi, visto che le scuole o meglio le segreterie degli istituti scolastici si trovano in grande difficoltà nel gestire queste risorse».
Ad oggi la maggior parte delle scuole della provincia ha ricevuto la metà dei fondi previsti dal Pnrr mentre degli altri ancora non si sa nulla.
«Si consideri che le segreterie, prima di chiudere questa voce, devono inviare tutti i rendiconti e i percorsi digitali per farlo non sono semplici e i tempi così si allungano. A me si sono rivolti alcuni docenti che chiedono di sapere quando potranno ricevere quei compensi. Stiamo parlando di somme importanti visto che si va dai 50-70 euro all’ora fino ai 120 euro. E quindi visto che le ore fatte sono alcune decine, si capisce che sia un precario che un docente di ruolo contano su queste entrate».
La carenza di personale
Ma c’è anche un altro aspetto che inquieta i sindacati. Si tratta del fatto che ormai le scuole non chiamano neanche più i supplenti per coprire le assenze dei docenti, «perché diventa sempre più difficile trovarne visto anche come sono considerati e trattati. Per cui chiedono ai docenti già presenti nell’organico di coprire queste assenze. Per cui, specie negli istituti comprensivi, gli insegnanti dopo aver fatto le loro ore, devono fermarsi magari anche al pomeriggio e così le ore di straordinario aumentano. Ma visto che le risorse per pagare questi straordinari sono sempre più risicate, i docenti praticamente regalano queste ore», dice Tirabeni che spiega come all’inizio dell’anno ogni scuola abbia un budget per le supplenze e, se viene superato, non si possono recuperare risorse altrove. «E quindi chi va a coprire le ore degli assenti la maggior parte delle volte è costretto a regalarle anche perché recuperarle non è possibile perché non c’è il personale per farlo».
Il Tfr
«Il mondo della scuola è sempre più complicato», conclude la segretaria dello Snals, «Pensiamo anche al fatto che il Tfr di chi va in pensione, per alcune categorie, viene erogato dopo 27 mesi ma ci sono dei docenti che si sono rivolti a me perché di mesi ne sono passati molti di più ma i soldi non si sono visti e questo perché la procedura per l’accredito è passata dall’Inps alle segreterie scolastiche che si trovano a maneggiare piattaforme complicate che necessiterebbero, per essere utilizzate, di corsi di formazione, che non vengono fatti. Senza considerare che molto spesso nelle segreterie ci sono persone alla loro prima esperienza».
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