Schifani apre la kermesse bacchettando Bossi
Il presidente del Senato porta sotto le Tofane la questione delle riforme istituzionali

Renato Schifani con Iole Cisnetto
CORTINA. Apertura col botto di Cortina Incontra. E il botto lo ha fatto il “moderato” Renato Schifani, presidente del Senato, arrivato a Cortina alle 17,40 e ripartito subito dopo il suo intervento al Palalexus, alle 18,20. Il botto? L’attacco, seppur indiretto, a leader leghista, Bossi.
«Sono fiducioso che alla ripresa dei lavori parlamentari - ha detto davanti al popolo di Enrico e Iole Cisnetto - il clima politico si sia rasserenato e consenta l’avvio di un serio e responsabile confronto fra le forze politiche, sperando di isolare ogni forma di estremismo sia politico che dialettico». Quest’ultimo, si commentava sotto le volte del Palalexus, è appunto l’estremismo dell’indice bossiano.
«Noi continueremo a lavorare quotidianamente perché ciò avvenga. Ce lo chiede il Paese, ce lo chiedono gli italiani». Da Cortina, al primo vero giorno dell’esodo estivo, l’appello della seconda carica dello Stato è stato davvero improntato alla condivisione bipartisan delle riforme, Schifani ne ha parlato nell’intervento scritto e nel saluto di commiato.
Una parola di più non ha voluto dirla, considerata la delicatezza del momento. La scommessa delle “grandi riforme” mette in gioco - è il Schifani-pensiero - «la credibilità e la crescita del nostro paese». «Dinanzi a ciò, sono certo che ogni forza politica anteporrà il raggiungimento di questo ambizioso obiettivo a qualunque interesse politico di parte che, sia pur legittimo, deve lasciare il passo ad un valore superiore quale è l’amore per la nostra terra».
Singolare sottolineatura, che raccoglie i sentimenti che attraversano da destra a sinistra il Veneto per quanto riguarda il federalismo fiscale. Ed ecco, infatti, il titolare di palazzo Madama sottolineare con forza che «la presenza di una Camera di rappresentanza e compensazione degli interessi regionali e locali costituirebbe -inoltre - la migliore garanzia che un’evoluzione verso una fiscalità di tipo “federale”, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, si dispieghi secondo modalità equilibrate e solidali, in grado di assicurare a tutti i cittadini pari dignità di accesso ai diritti civili e sociali garantiti dalla Costituzione».
Schifani lo ha detto a chiare lettere: «Considerare questo principio come irrinunciabile ed essenziale per la pace sociale del paese». Come dire che, senza le riforme essenziali, quelle più volute dai bellunesi e dai veneti, l’Italia rischia troppo. Quindi, ha ribadito Schifani, «è importante, prima di tutto, che il dialogo per le riforme sia separato e, per certi versi, “protetto” dallo scontro politico - che su tutti gli altri temi è invece fisiologico e, in una certa misura, addirittura salutare - tra la maggioranza e l’opposizione».
E a proposito di opposizione, Schifani a Cortina ha dato luogo ad una significativa apertura. «Naturalmente, accanto al rafforzamento del governo, è necessario introdurre degli accorgimenti a tutela delle forze politiche di opposizione, con l’obiettivo di valorizzarne il ruolo di controllo e assicurarne la visibilità politica, affinché queste forze possano prepararsi a contendere al governo la guida del Paese in occasione della successiva compensazione elettorale».
In particolare, «suscita una certa soddisfazione constatare che l’esigenza di uno “statuto dell’opposizione”» è, soprattutto, il frutto della maturazione democratica del popolo italiano che ha prodotto «la serena e civile alternanza al governo del paese tra coalizione politiche contrapposte».
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