Sassi sul treno, poi la frana «È stata una vera odissea»

Il racconto degli studenti del Renier, passeggeri sul Regionale fermato a Cornuda Cinque ore per tornare a casa: spostati sugli autobus e poi ancora in carrozza

BELLUNO. Padova-Belluno, cinque ore. Con in mezzo soste a Fanzolo e Pederobba, un trasferimento a Cornuda, un viaggio in pullman fino ad Alano e di nuovo sul treno verso Belluno.

I passeggeri del regionale partito da Padova martedì alle 18.20 hanno messo piede in stazione a Belluno alle 23.30. Più di cinque ore di viaggio per fare un centinaio di chilometri. Tutta colpa della “frana” che ha ostruito i binari fra Pederobba e Alano martedì sera e che ha costretto i viaggiatori a sopportare l'ennesima odissea. Fra loro c'erano i ragazzi della quarta linguistico dell'istituto Renier. Tornavano da una gita a Padova. «Avremmo dovuto prendere il treno delle 17, ma arrivati in stazione abbiamo scoperto che era stato soppresso», racconta Niccolò Sovilla. Inizia qui quella che molti ragazzi hanno vissuto come un'avventura da raccontare agli amici, ma che ha comportato enormi disagi per tutti i viaggiatori.

«Abbiamo dovuto prendere il treno delle 18.13, che è partito alle 18.20», prosegue Sovilla. Fra Fanzolo e Montebelluna c'è il primo inconveniente: «Un sasso ha sfondato il finestrino della carrozza in cui ci eravamo sistemati. Nessuno ha capito da dove arrivasse. Ci è sembrato strano, anche perché non ci era passato vicino un altro treno che potesse sollevare una pietra».

Il finestrino si crepa, il macchinista ferma il convoglio, controlla che non ci siano danni irreparabili o feriti (fortunatamente nessuna scheggia ha raggiunto persone) e riparte dopo cinque, dieci minuti. A Pederobba, però, il treno non può proseguire: sulla linea è caduta una piccola frana, il binario è ostruito. «Saremmo arrivati attorno alle 19.20», continua Niccolò Sovilla. «Siamo stati fermi molto tempo senza sapere cosa fosse successo». Passate le 20 il treno riparte, verso Cornuda. Qui i passeggeri vengono fatti scendere, danno un'occhiata al tabellone elettronico con gli orari e restano senza parole: il treno per Belluno è in ritardo di 245 minuti. «Abbiamo aspettato tre quarti d'ora anche lì, in attesa che arrivasse un pullman», continua lo studente. «È arrivato, ma da Padova invece che da Belluno». L'autista avverte subito i viaggiatori che non potrà condurli fino a Belluno. Arriva ad Alano, qui c'è un treno che aspetta gli sfortunati pendolari (fra loro ci sono anche quelli partiti da Venezia con il treno delle 18, che hanno vissuto la stessa odissea) e che alle 22.41, finalmente, si mette in marcia. Alle 23.31 si ferma in stazione a Belluno. Tutti i ragazzi sono stati costretti a chiamare i genitori per tornare a casa, perché a quell'ora non ci sono né autobus né pullman. E molti stanno pensando di chiedere il rimborso dei 7 euro e 50 spesi per un viaggio che avrebbe dovuto durare due ore. Non cinque.

Alessia Forzin

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi