Sassi nascosti tra le ramaglie sulla stradina per l’azienda

Sassi grossi come palloni. E poi terra e ramaglie, sulla strada interpoderale di Limana che collega la strada principale all’impianto per la lavorazione di inerti, sabbia e ghiaia da costruzione di Stefano Frezza.
I vicini Franco e Dino Sponga, padre e figlio, sono in tribunale per violenza privata, difesi dall’avvocato trevigiano Steccanella. Frezza si è costituito parte civile con Cesa, perché ha intenzione di chiedere un risarcimento danni quando sarà il momento della discussione finale. La sua attività è in fondo a via Praloran e se n’è parlato anche di fronte al Tar del Veneto e al Consiglio di Stato, a proposito di alcuni ricorsi da parte di privati, peraltro non accolti.
Sassi, terra e rami venivano collocati in corrispondenza di una piazzola di scambio che serve a far passare contemporaneamente due camion della Frezza, un’azienda con sei dipendenti e una decina di mezzi pesanti che trasportano calcestruzzo o inerti. Uno slargo di proprietà di Davide Gavaz, che è cugino dei due imputati.
Stefano Frezza ha presentato una querela dopo aver visto gli Sponga transitare chissà quante volte per quella stradina, sia di giorno che di sera. Nell’ottobre 2015, che è il periodo del capo d’imputazione, li ha visti in una occasione con un trattorino e in un’altra a piedi. È sicuro che siano stati loro a scaricare materiale nella piazzola e ha scattato diverse fotografie per cercare di documentarlo. I suoi autisti fanno anche una quarantina di viaggi al giorno, avanti e indietro, rischiando di bucare le gomme o di uscire di strada per colpa dei sassi nascosti.
Questo l’hanno testimoniato anche due dipendenti, uno dei quali dice di aver visto Franco Sponga con dei sassi. Lungo quella stradina passano tutti, ma come anticipato la piazzola è di Gavaz. L’uomo avrebbe potuto anche non testimoniare, visto il legame di parentela con gli imputati, ma l’ha fatto senza nascondere di aver avuto dei dissidi sia con loro che con la parte offesa. Non ha preferenze per nessuno, tanto più che ieri festeggiava il compleanno in tribunale e ha incassato gli auguri informali da parte del giudice Cittolin. Infine ha testimoniato il carabiniere limanese che ha fatto un sopralluogo dopo la querela di Frezza, potendo verificare che lo stato dei luoghi era effettivamente quello descritto dal querelante.
Finora sono sfilati i testimoni dell’accusa, mentre dal 7 maggio toccherà a quelli della difesa. Fin da ora sembra che il movente di tutto sia l’ostilità nei confronti dell’impresa in riva al Piave, ma non è di questo che si discute in aula. Bisognerà capire se si tratti di violenza privata oppure no e se gli Sponga siano colpevoli di questo reato o meno. —
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