San Tomaso, villeggiante si lamenta del gallo: famiglia deve chiudere il pollaio

Elena e Danilo Scola hanno portato via gli animali da La Costa di Avoscan. «L’abbiamo fatto per quieto vivere, ma il montanaro non conta più niente»

SAN TOMASO

«Pollaio dismesso per colpa del gallo che ha il vizio di cantare». È il cartello che Elena Scola e il padre Danilo hanno appeso alla recinzione che fino a qualche giorno fa delimitava il loro pollaio nella frazione La Costa di Avoscan di San Tomaso. Una vicenda, quella che li vede protagonisti, che mette in luce come la convivenza tra umani e animali non sia sempre facile.

«Nel maggio scorso – spiega Danilo che abita a Falcade – ho regalato a mia figlia due galline e un gallo che avevo preso al gran mercato del 1° maggio di Pedraces in Badia. Dicono che le galline bisogna andare e prenderle in alto se si vuole che facciano le uova. E in effetti ha funzionato alla grande».

Nel pollaio è poi arrivata un’altra gallina, mentre il gallo, mangiato dalla volpe la prima notte, è stato sostituito da un altro esemplare che come il suo predecessore e gli altri suoi simili ama cantare di buon mattino. Ciò, però, non piaceva al villeggiante che abita a pochi passi dalla casa di Elena Scola.

«Mio cugino che vive di sotto e un’altra signora – spiega Elena – hanno iniziato a fare a gara per chi portava più cibo nel pollaio. Un villeggiante mi chiedeva le uova. Invece un altro, un giorno, si è avvicinato chiedendomi se fossi la proprietaria delle galline e del gallo. Mi ha detto che facevano odore e rumore e che sarebbe andato dal sindaco».

La proprietaria pensava che tutto sarebbe finito là e invece no. «Un giorno – dice Danilo – ci arriva l’informazione che sarebbero passati un addetto dell’Usl e un avvocato. E allora ho preso le galline e il gallo e le ho portate a Falcade».

A pesare sulla decisione è stato anche il fatto che la presenza delle galline non era stata segnalata al servizio veterinario. Cosa richiesta, invece, dall’apposito regolamento dell’Unione montana «al fine di garantire le migliori condizioni igienico-sanitarie delle strutture agricole, per evitare lo sviluppo di odori, proliferazioni di insetti».

Lo stesso regolamento dice che l’allevamento di animali da reddito a carattere famigliare, svolto secondo tradizione e consuetudini locali, è consentito anche in deroga alle norme, previo parere favorevole dell’Usl, a condizione che «l’allevamento sia compatibile con le regole della civile convivenza e del benessere animale».

Capire dove termini la libertà di un soggetto e inizi quella dell’altro non è di facile soluzione. «In quel pollaio mio suocero ha sempre tenuto le galline – dice Danilo Scola – le case attorno le hanno fatte dopo. Ora, però, il canto del gallo dà fastidio al turista che passa qualche giorno all’anno nel suo appartamento. Abbiamo tolto gallo e galline (forse, però, queste le rimetteremo) per il quieto vivere, ma che vivere è se ti devi arrendere sempre? La morale: tu montanaro, che vedi ogni giorno scivolare tra le mani il tuo mondo, non conti più niente». —


 

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