San Tomaso mappa le piante da frutto su tutto il territorio

SAN TOMASO. Avreste mai detto che un pesco crescesse ai 1300 metri di Costoia? E che poco lontano ci fossero gli albicocchi e i castagni? E che, ad indagine ancora in corso, siano già stati censiti circa mille alberi da frutto sul territorio di San Tomaso Agordino? All'inizio non ci credeva nemmeno lui, l’autore materiale del censimento delle piante, montanaro doc che chiede di lasciarlo operare in pace almeno fino a quando il suo lavoro non sarà ultimato, magari con la localizzazione finale delle piante con il Gps.
Si tratta di un censimento degli alberi da frutto del comune di San Tomaso iniziato nella primavera scorsa che potrebbe conoscere uno sviluppo interessante se i contatti tra l'ente guidato dal sindaco Moreno De Val e il Centro di sperimentazione agraria e forestale di Laimburg (Bolzano) andassero a buon fine.
«Vogliamo sapere cosa c'è sul nostro territorio», spiega il sindaco Moreno De Val, «sia per avere coscienza di quello che è il nostro patrimonio, sia per valutare eventualmente un processo di valorizzazione e recupero di antiche colture come viene già fatto per l'orzo o la patata». Per arrivare all'obiettivo, il Comune è andato sul sicuro, puntando su chi il territorio lo conosce bene, svolge ricerche scrupolose ed ha la volontà di dedicare una parte del proprio tempo libero alla comunità.
«L'idea», dice il ricercatore che sta portando avanti lo studio, «nasce dal fatto che alcune delle piante più vecchie stanno sparendo, si rischia di perdere alcune qualità. Ecco il perché della necessità di un censimento a cui potrebbe seguire l'analisi del Dna ed eventuali incalmi per alcune varietà».
Pronti via. Nell'arco di sei mesi il territorio è già quasi tutto mappato: localizzazione, descrizione, conteggio. «Ho iniziato piuttosto rilassato», dice, «ma ben presto ho capito che sarebbe stato un lavoro consistente. Non ti rendi conto di quante piante ci sono. Se non guardi con l'occhio del ricercatore non ti accorgi che ce ne sono dappertutto. Ad oggi mi mancano tre frazioni, tra cui il capoluogo di Celat dove ci sarà parecchio da fare. Ebbene, ho già censito oltre mille piante: meli, peri, susini, noci, ciliegi. Ma sono arrivate anche delle sorprese: a Costóia, 1300 metri sopra il livello del mare, ho trovato un pesco, e uno anche a Vallata. A Costóia hanno fatto lavori di recente, speriamo non abbiamo tirato su tutto. Ma mi sono imbattuto anche in un paio di albicocchi e nei castagni che, perbacco, fanno fatica a crescere sulla Pedemontana... E poi ci sono anche le pere cotogne».
Per ora il censimento consiste nel fissare sulla cartina tecnica regionale il punto in cui è stato ritrovato l'albero da frutta. In futuro, però, la localizzazione potrebbe essere ancora più precisa. «C'era l'idea di utilizzare il Gps», dice, «ma spesso le piante sono molto fitte e perciò risulta piuttosto difficile. Se in futuro verranno fatte ulteriori analisi e le relazioni precise allora si potrà valutare quali effettivamente mappare con il Gps».
Fasi, queste ultime, che potrebbero vedere la partecipazione attiva del rinomato centro altoatesino di Laimburg. «Siamo ancora in una fase interlocutoria», dice Renato Da Ronch che, da esperto di agricoltura, sta seguendo il progetto, «trovare antiche varietà di melo molto resistenti alle malattie sarebbe interessante perché potrebbero essere utilizzate per produzioni a basso impatto ambientale».
Gianni Santomaso
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