San Gregorio, meglio la stalla dei social network

La passione dei due giovani fratelli  Cristian e Romina dà un futuro all’azienda agricola Centeleghe

SAN GREGORIO NELLE ALPI. Chi pensa che i giovani d’oggi siano solo Facebook, videogiochi e smartphone dovrebbe farsi un giro a Roncoi, frazione di San Gregorio, e parlare con Cristian e Romina Centeleghe, fratello e sorella di venti e sedici anni uniti da una grande passione per il territorio e il lavoro a contatto con le mucche dell’azienda agricola che la loro famiglia manda avanti da oramai cinque generazioni. È un lavoro duro ed essenziale per dare vita a un territorio difficile come quello bellunese, che spesso viene preso sottogamba da chi pensa di avvicinarcisi senza le dovute conoscenze. «Negli ultimi anni sono nate molte partite Iva di giovani che vorrebbero tornare all’agricoltura o all’allevamento» spiega Cristian, che sta frequentando il secondo anno della facoltà di agraria di Padova «ma quasi tutte falliscono dopo poco perché fin dal principio erano stati fatti male i conti o ci si è accorti troppo tardi delle effettive difficoltà. Oggi i margini di guadagno in questo lavoro sono molto risicati, per questo serve una pianificazione attenta e conoscenze approfondite di quello che si sta facendo per poter mandare avanti la tradizione senza dimenticare i progressi di scienza e tecnologia».

Effettivamente seguire i due ragazzi e il padre Gianpietro nelle varie aree dell’azienda sembra quasi una lezione di medicina veterinaria con nozioni di economia aziendale e marketing, lontana dall’idea comune, e sbagliata, che si ha dal di fuori di un’azienda agricola tutto sommato facile da gestire. «Molto di quanto viene imposto oggi per il biologico è più un impedimento che un aiuto per le aziende del nostro territorio» spiegano Cristian e suo padre Gianpietro, titolare dell’azienda «Noi non possiamo vantare il marchio bio per via di pochissimi trattamenti che siamo costretti a fare sul nostro latte, nonostante abbia una qualità eccellente anche paragonato a quello analizzato su tutto l’arco alpino. Nelle piccole realtà vengono applicati gli stessi regolamenti restrittivi a cui devono, giustamente, sottostare le grandi aziende di tutto il paese, ma in fin dei conti la questione del biologico è legata soprattutto a una questione di marketing».

Se Cristian è la testa pensante per il futuro dell’azienda, Romina è la ragazza d’azione; innamorata dei suoi animali, a cui dà personalmente un nome alla nascita, ha recentemente partecipato al concorso nazionale dei bovini da latte di Verona: «È stata una faticaccia» confessa Romina «siamo partiti in quindici da Belluno e Trento con 23 capi e per tutto il tempo ci siamo dedicati alla cura degli animali perché fossero belli e puliti per il giorno della sfilata; anche durante la notte dovevamo fare i turni per stare attenti che non si sporcassero, abbiamo dormito pochissimo».

Poco importa se Camilla, la manza bruna di Romina, è arrivata terz’ultima, quello che conta sono la tenacia e la voglia di fare dimostrate da una ragazza di soli sedici anni che, nonostante il weekend faticoso fuori casa, lunedì alle 8 era in classe all’istituto agrario di Vellai come tutti gli altri, e il pomeriggio già al lavoro nella stalla di famiglia: «Ho una grande passione per questo mestiere, purtroppo tanti ragazzi vanno all’agrario come ultima scelta o perché non sanno cosa fare, però, «conclude Romina, «chi ci mette impegno in questo lavoro può avere in cambio grandi soddisfazioni».

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