Salta la festa per “Careca” derubato in viaggio

PONTE NELLE ALPI. Bentornato “Careca”. Almeno in Italia. Perché ieri avevano preparato il comitato di accoglienza anche a Cugnan per questo ragazzo angolano, che anni fa era stato come adottato dalla frazione pontalpina negli anni della guerra civile nel paese africano. Ma è successo quello che non ti aspetteresti mai. Era in treno con la moglie e la figlia dopo essere partito da Budrio (Bologna), quando sarebbe stato derubato di tutto: soldi e documenti. Inevitabile la deviazione per l’ambasciata di Roma, in maniera da avviare le pratiche per un nuovo passaporto e fare ritorno in patria. Sopra Ponte nelle Alpi, a questo punto lo rivedranno in estate, questo almeno è quanto sperano lassù.
Il ventiseienne africano ha un nome lunghissimo e complicato ed era arrivato a Ponte, quando nel suo paese era già scoppiata la guerra civile. Ci aveva rimesso entrambe le gambe, ma era così appassionato di calcio da volersi soprannominare Careca, come il fortissimo attaccante brasiliano del Napoli ai tempi di Diego Armando Maradona. Era stato un pontalpino di nome Italo Pierobon a prendersi cura di lui e a ospitarlo anche per dei lunghi periodi. Si era creato una sorta di comitato Amici di Careca e ogni anno qualcuno si occupava di lui, a seconda delle proprie possibilità economiche.
Con l’andare degli anni, il ritorno definitivo in Angola, gli studi di Medicina e le protesi. In seguito, il matrimonio e la nascita di una figlia. In questo periodo natalizio, è tornato in Italia e aveva in mente di fare un salto a Cugnan a salutare tutti e ringraziarli una volta di più. Era già prevista l’accoglienza per le 17.30 di ieri pomeriggio, alla presenza anche del sindaco Paolo Vendramini, quando è arrivata la notizia che non se ne faceva più niente. Questo furto sulla ferrovia aveva complicato maledettamente tutto, quindi nessuna possibilità di salire tra le Dolomiti, dove lo aspettavano con una certa trepidazione.
«Abbiamo seguito giorno dopo giorno la crescita di questo ragazzo, condividendo con lui anche i momenti più difficili», spiega un’altra amica di nome Iris Bernard, «quando non poteva camminare, perché gli mancavano entrambi gli arti in feriori, ad esempio. Abbiamo cercato di aiutarlo in tutte le maniere, come e quanto potevamo e lui ci ha sempre dimostrato la sua grande gratitudine con un bellissimo sorriso. Stava tornando volentieri da noi per un’altra rimpatriata, peccato che sia capitato questo contrattempo e sia stato costretto a cambiare strada, all’ultimo momento. Pazienza. Sarà per la prossima estate, nel frattempo qualcuno di noi è andato lo stesso a trovarlo e a portargli i nostri saluti».
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