Risarcisce la paesana presa per il collo

La donna ritira la querela e l’imputato farà volontariato per violenza privata e danneggiamento

ALLEGHE. Tira fuori i soldi e farà volontariato. Risarcisce la donna che l’aveva portato in tribunale per le lesioni certificate con sette giorni di prognosi dall’ospedale di Agordo e ottiene la messa alla prova per i reati di violenza privata e danneggiamento. L’udienza del processo a Cristian Pianezze è durata solo pochi minuti, il tempo che ci ha impiegato il difensore Bastianon a documentare il risarcimento danni e produrre il programma di lavori di pubblica utilità e l’avvocato di parte civile Mauro Gasperin a ritirare sia la querela presentata a suo tempo che la costituzione formalizzata all’inizio del procedimento.

Il giudice Coniglio ha preso atto, invitato le parti a mettere le firme necessarie e rinviato al 16 novembre, dopo aver sospeso il procedimento e anche la prescrizione. I fatti contestati sono dell’8 luglio di cinque anni fa, ma con il capo d’imputazione scritto dal pubblico ministero si torna indietro fino all’estate precedente.

Secondo la procura della Repubblica, quel giorno Pianezze aveva aggredito una donna agordina, percuotendola, trattenendola con le mani al collo correndo il rischio di soffocarla e puntandole contro un coltello. Tutto questo con la minaccia di farle o anche di farsi del male. In questa maniera, era riuscito a non farla allontanare da un’abitazione di Alleghe, se non in un secondo momento, peraltro dopo aver chiamato personalmente i carabinieri. A quel punto, la donna era salita in auto e se n’era andata, salvo poi essere tamponata, sorpassata e costretta a procedere a bassissima velocità dallo stesso Pianezze.

Una volta arrivati sul posto indicato, i militari hanno trovato al futuro imputato il coltello con la lama lunga una decina di centimetri e il manico fabbricato in osso. Lo stesso che arnese era stato utilizzato anche per tagliare le gomme della macchina della vittima. In precedenza, la donna era stata minacciata di morte con un palo di plastica appuntito: si era sentita dire «ti uccido». Non era la prima volta che succedeva qualcosa di pericoloso, insomma.

Nel dicembre dell’anno scorso, c’era stato un rinvio per il legittimo impedimento dell’imputato, che aveva allegato un certificato medico, per descrivere i problemi di salute, di cui soffriva. Questi mesi sono serviti alle due parti a concordare un risarcimento, che non è stato reso pubblico per volere della parte offesa e a contattare l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna di Venezia per l’elaborazione del programma dei lavori necessari a estinguere i reati ancora in vigore. Se saranno fatti bene, non rimarranno tracce di questo processo.

Gigi Sosso

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