Richiesta di condono, il Tar ha detto no

CORTINA. Il Comune vince l'ennesima battaglia contro gli abusi edilizi. Il Tar del Veneto ha infatti respinto la causa mossa da Walter Bottos (difeso dagli avvocati Alessandro Bortoluzzi, Paola Moretti e Filippo Cazzagon) contro il comune di Cortina (difeso dall'avvocato Alessandro Calegari del foro di Padova), per un diniego opposto ad un condono edilizio.
«Il Comune di Cortina spende 400 mila euro all’anno in spese legali per difendersi dall’abusivismo edilizio», dichiara l'assessore all'Edilizia, Stefano Verocai, «ma non faccio fatica a dire che questi sono tra i soldi meglio spesi del nostro bilancio, perché il territorio rappresenta il nostro patrimonio più prezioso e soprattutto la migliore eredità da lasciare ai nostri figli».
Il Tar del Veneto ha nuovamente dato ragione al Comune di Cortina. Il Tribunale amministrativo, infatti, dopo aver respinto nei giorni scorsi l’istanza cautelare presentata da Nicola De Santis, inerente le case in diritto di superficie, ha respinto anche il ricorso presentato da Bottos per un immobile che si trova a Pian da Lago, un tempo adibito a laboratorio artigianale e poi abusivamente frazionato e trasformato in abitazione. Secondo quanto si legge nella sentenza, il signor Bottos aveva acquistato gli spazi dalla falegnameria Scrocco nel 2002. Si tratta di un locale, di modeste dimensioni, posto al primo piano di un fabbricato avente destinazione artigianale, originariamente costituito da un corridoio, un lavatoio e due camere, che era stato destinato ad ospitare i dormitori per l’attività artigianale della falegnameria appartenente alla ditta Scrocco, situata al piano terra dell’edificio. Prima che Bottos acquistasse il locale, erano già stati eseguiti degli interventi al fine di rendere totalmente indipendenti gli uni dagli altri i vari locali (allora dormitori) situati al primo piano. Bottos presentò poi un’ istanza per la concessione del condono edilizio. La richiesta evidenziava come il mutamento della destinazione d’uso da dormitorio a nuova unità abitativa era avvenuto prima del 30 marzo 2003, ultima data utile per accedere al condono. Ma gli uffici comunali hanno subodorato che c’era qualcosa che non andava; indagando e incrociando diversi documenti, hanno così individuato «elementi tali da escludere che alla data indicata dal legislatore si fosse già verificato quel mutamento, seppure funzionale, della destinazione d’uso». Da qui il diniego del Comune al condono e la lunga battaglia legale dalla quale l’Amministrazione è uscita vincitrice; tanto che Bottos, oltre che vedersi respinto il ricorso, è stato anche condannato al pagamento di 3.000 euro per le spese processuali, oltre agli oneri di legge.
Ma il costo, per il ricorrente, alla fine potrebbe essere anche molto più alto. La riconosciuta legittimità dell’operato del Comune, e del conseguente provvedimento di diniego del condono, potrebbe infatti costringerlo a rimuovere tutte le opere fino a oggi realizzate.
Un’eventualità che Bottos cercherà probabilmente di scongiurare ricorrendo al Consiglio di Stato per sospendere la sentenza. «Una mossa che potrebbe permettergli di limitare i danni», ammette Verocai, «ma che non cambierà l’esito della vicenda: l’abuso edilizio a Cortina non è proprio di casa, e finché questa Amministrazione rimarrà in carica, qualsiasi tentativo di speculare ai danni del nostro territorio verrà contrastato con ogni mezzo».
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