Restaurati i 12 dipinti della chiesa di S. Francesco

BELLUNO. I 12 dipinti restaurati hanno fatto ritorno alla chiesetta di San Francesco di Paola. L’evento è stato festeggiato venerdì, quando l’intero borgo adiacente al torrente Ardo, a Borgo Prà, si è ritrovato nel luogo di culto risalente all’inizio del 1600.
«Le opere mancavano ormai da tempo», spiega Mirna Fiabane della parrocchia di Santo Stefano, di cui fa parte la chiesetta di San Francesco. «A causa dell’umidità, i dipinti erano stati tolti per non andare incontro a ulteriori danni. Fortunatamente sono stati poi eseguiti dei lavori per incanalare l’acqua e la chiesetta è tornata a poter ospitare queste opere d’arte». L’intervento di restauro è stato eseguito dalla restauratrice De Mattia.
I dipinti rappresentano vita e miracoli di San Francesco di Paola: «La storia del nostro borgo è sempre stata legata al torrente Ardo», dice ancora la signora Mirna, «e San Francesco è collegato ai miracoli delle acque. Per questo il luogo di culto è stato intitolato a questo santo, che faceva parte dell’ordine dei Francescani minimi. Non a caso, uno dei dipinti raffigura San Francesco di Paola contornato da tre angeli, che secondo le interpretazioni degli esperti rappresentano fede, speranza e carità».
Le 12 opere sono attribuite alla mano del pittore bellunese Gabrieli, al Frigimelica e a un autore ignoto. L’operazione di restauro è stata illustrata venerdì da don Giacomo Mazzorana, responsabile dell’Ufficio diocesano per l’arte sacra. La cerimonia ha avuto inizio con la messa celebrata da don Lorenzo Menia, parroco della della parrocchia dei Ss. Biagio e Stefano. Non è mancata la partecipazione del “Coro dei giovani”, di abitanti del luogo e amici. «L’evento è stato vissuto in un’atmosfera particolarmente sentita, perché il ritorno di quei dipinti restaurati è stato come donare nuova vita alla chiesetta, che nel corso dell’anno viene aperta in alcune occasioni quali per esempio i “fioretti” di maggio, il lunedì di Pasqua, il giorno dedicato a S. Rita da Cascia», sottolinea Mirna Fiabane. «Molte persone hanno collaborato, perché tutto avvenisse nel modo più consono e ciò ha contribuito a rafforzare legami già esistenti, ma forse un po’ sopiti dall’incalzare dei ritmi della vita. È stato come fermarsi un attimo a valutare l’importanza di ciò che possediamo».
In tutti gli intervenuti, oltre una cinquantina, si è infatti rafforzata la convinzione che le piccole e grandi opere d’arte sparse nel nostro territorio costituiscono un tesoro di inestimabile valore. «Molto spesso sono gli stessi residenti a dimenticare le tante bellezze di cui possiamo godere qui in provincia. Ora il recupero delle “ex officine Orzes” può essere di sicuro un modo per valorizzare ciò che possediamo e il piccolo borgo di San Francesco».
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi