Referendum, via libera dalla Cassazione

Anche Comelico Superiore potrà votare per lasciare il Veneto. Zandonella Golin: «Un’occasione unica per la nostra gente»

COMELICO SUPERIORE. Il referendum in Comelico Superiore si farà. «La Corte di Cassazione», spiega Stefano Zandonella Golin, uno dei promotori, «dopo un attento esame della richiesta di referendum del Comune di Comelico Superiore per la separazione del suo territorio dalla Regione Veneto ed il suo ingresso come parte integrante nel Trentino Alto Adige, ha stabilito la legittimità' della nostra richiesta, trasmettendo contestualmente gli atti alla Presidenza della Repubblica e al ministero degli Interni». Golin esprime dunque grande soddisfazione.

«E' un'opportunità unica e straordinaria, che oltretutto si presenta in un momento particolare, caratterizzato da grandi e soprattutto rapidi cambiamenti della situazione politica e sociale italiana, che mai si sono visti dal dopoguerra ai giorni nostri. Ed è la prima volta nella storia delle nostre valli, a mio avviso, che la popolazione può scegliersi il futuro con il voto». Secondo Zandonella Golin il quadro si presenta favorevole. «Le voci che si alzano per l'autonomia di Belluno sono sempre più numerose e autorevoli (vedi Letta a Longarone, ndr) e leggiamo sui giornali di un progetto per una Provincia unica Trento-Belluno. Benissimo. Il referendum di Comelico Superiore arriva quindi a proposito e alza ulteriormente la pressione».

Secondo Golin, il referendum può cambiare non solo la storia del Comune di Comelico Superiore, ma anche quella di tutta la provincia Belluno, «anche perché», sostiene, «il momento storico è unico e irripetibile. Venezia e Roma sono subissate di richieste di referendum per cambiare regione, ci sono ormai parecchi referendum che hanno superato il quorum, hanno avuto come risultato la vittoria del “SI” e attendono quindi l'applicazione della legge. Il disagio degli amministratori regionali è evidente e palpabile». Resta però pur sempre il problema del quorum da raggiungere, con un'alta percentuale di cittadini del vostro Comune che sono iscritti all'Aire, l'anagrafe della popolazione residente all'estero.

«In effetti da noi ammontano a 500 (su circa 2300 iscritti all'anagrafe elettorale, ndr). Sono tanti, è inutile negarlo, ma possiamo farcela portando al voto circa 1.200 elettori. E ci sono giunti segnali molto positivi dagli emigranti riguardo la loro intenzione di partecipare al voto». Vi aspettate insomma un sussulto? «Quello del referendum è un percorso appassionante, che ci auguriamo scuota profondamente le coscienze e porti tutti ad una riflessione attenta, pacata e obiettiva sulla nostra situazione certamente non buona, che ci vede ormai allo stremo, senza progetti, senza risorse e privi di un qualsiasi obiettivo, divisi su tutto. Abitiamo paesi semi deserti, con cartelli “vendesi” ovunque, costretti a spostarci ogni giorno in Alto Adige per poter lavorare. Così non c'è futuro se non quello di fare i servitori dei proprietari delle sempre più numerose seconde case, frutto anch'esse di una politica di sfruttamento della bassa veneta, che vuole una montagna povera, da acquistare a prezzi stracciati per trasformarla in un dormitorio senza servizi, utile solo per trascorrere le giornate di vacanza. E' triste, ma è così. E se esiste un qualche programma di sviluppo vero esso arriva dall'Alto Adige. Dalla nostra Regione nulla, niente programmi, niente denari, niente lavoro. Non esiste una politica per la montagna, le Dolomiti manco si ricordano di averle. Ed allora è giusto che ce ne andiamo con chi ama queste terre e le sa gestire, investendo risorse, idee, impegno costante e competenza».

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