Record veneto di tumori per i maschi feltrini

Gli uomini residenti nel territorio dell’Usl di Feltre al primo posto del registro tumori del Veneto per il totale dei cancri. I più colpiti sono stomaco e fegato

FELTRE. I maschi residenti sul territorio dell’Usl di Feltre sono al primo posto del registro tumori del Veneto per il totale dei cancri. Su circa trecento nuovi carcinomi diagnosticati in media ogni anno nel territorio dell’Usl 2, superano nettamente le medie regionali quelli a stomaco e a fegato. Lo mostra l’andamento documentato nel registro tumori su dati fino al 2007 ma con la conferma del trend per gli anni successivi.

Per altre neoplasie, come quelle alla cavità orale, all’esofago, al pancreas, alla laringe, e il mieloma, nell’Usl 2 si riscontra il tasso di incidenza più elevato in regione, sempre nella popolazione maschile, anche se le differenze con i valori medi del registro tumori veneto non sono significative.

Ma il tumore si può battere. Con la prevenzione primaria e con la prevenzione secondaria, cioè con gli accertamenti mirati per arrivare a diagnosi precoce e per battere sul tempo l’evoluzione della malattia. Questo è il messaggio che la dirigenza dell’Usl di Feltre, tramite il commissario Adriano Rasi Caldogno e il direttore sanitario Lorenzo Tognon, ha lanciato ieri presentando il congresso di gastroenterologia in programma al Santa Maria del Prato domani e venerdì.

Ed è per questo che si è rafforzato a Feltre il dipartimento di chirurgia oncologica gastrointestinale a valenza regionale, diretto da Michele De Boni, che unisce in una squadra interdisciplinare la chirurgia generale, l’anatomia, la radiologia, l’oncologia e cure palliative e la anestesia. Con il collegamento costante all’università e allo Iov (istituto oncologico veneto). Al centro del percorso ci sono i bisogni del paziente, dal primo accesso in ospedale alla dimissione e al post-dimissione.

«Solo nei primi sette mesi di quest’anno abbiamo diagnosticato a Feltre 113 nuovi casi di tumore a carico dell’apparato digerente di cui l’80 per cento riguarda esofago, stomaco, piccolo intestino e colon retto, mentre la rimanente percentuale coinvolge pancreas, fegato e vie biliari», spiega De Boni. E se la prevenzione, quella che comincia a tavola, è la miglior arma per vincere il cancro, le indagini della prevenzione secondaria consentono di individuare il tumore in uno stadio assai precoce.

Merito anche delle attrezzature sanitarie di ultima generazione, come lo SpyGlass, ultima della serie, ossia l’“occhio” monouso che penetra nel distretto del pancreas, in corso di esame endoscopico, e permette di fare diagnosi attendibile in un colpo solo. Il Santa Maria del Prato è il primo ospedale nel Veneto ad essersi dotato di questo strumento che visualizza anche i dotti biliari, e che è già stato usato su una trentina di pazienti. Ma non va sottaciuta l’importanza dello screening. «L’adesione al programma che nella prima fase consiste nella ricerca del sangue occulto nelle feci registra una percentuale superiore al 70 per cento», dice il direttore Michele De Boni. «La risposta è addirittura superiore al 95 per cento quando si intercettano i parenti di primo grado di un malato di cancro colorettale». Al Santa Maria del Prato si è approntato infatti un protocollo genetico molecolare (di secondo livello) per le neoplasie ereditarie del colon retto in cui vengono ricercate le alterazioni genetico-familiari alla base dello sviluppo della neoplasia.

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