Raccolta rifiuti pagata a peso d’oro, ad Arsiè c’è chi supera i 5.000 euro l’anno

Brandalise del bar “Il mondo di Ciorci”: «Costi del genere sono fuori dal mondo, rinuncerò ai bidoni»
Roberto Curto
Alfonso Brandalise, titolare del bar Il Mondo di Ciorci ad Arsiè con i bidoni forniti da Valpe Ambiente
Alfonso Brandalise, titolare del bar Il Mondo di Ciorci ad Arsiè con i bidoni forniti da Valpe Ambiente

Prendete la bolletta dei rifiuti che avete pagato fino all’anno scorso, moltiplicatela per dieci e forse di più e otterrete il conto salatissimo presentato alle utenze non domestiche di Arsiè.

Un salasso da migliaia di euro che ha fatto strabuzzare gli occhi a commercianti e imprenditori – una quindicina in tutto – che hanno partecipato alla riunione indetta lunedì dal Comune con la presenza di un tecnico della Valpe per cercare di vedere se ci sono dei correttivi che possono essere trovati per limitare i danni.

La raccolta porta a porta non comincia bene. Le scappatoie, va detto, sono poche e stanno nel diminuire la dotazione di bidoni in dotazione a ciascuna utenza, oppure scegliere di conferire personalmente i rifiuti – carta, vetro, plastica, lattine e umido – all’ecocentro pagando la sola quota fissa di 220 euro. Resta comunque fuori dal conteggio il secco indifferenziato.

I conti in tasca

Se li è fatti il titolare del bar Il mondo di Ciorci, Alfonso Brandalise, che ha manifestato durante la riunione tutta la propria contrarietà a un aumento esponenziale della tariffa: «Io restituisco i bidoni, questo è poco ma sicuro», tuona mentre fa l’elenco dei costi da sostenere. «È vero che fino all’anno scorso forse le attività commerciali pagavano anche troppo poco, praticamente come un’utenza domestica, ma così è troppo. Si parla di cifre che vanno da quattro ai seimila euro a seconda di come ciascuno vuole organizzarsi. Cifre folli, che credo metteranno a dura prova la sopravvivenza di alcune attività».

Il dettaglio

Brandalise parte dai bidoni che nel suo caso sono quelli più capienti, da mille litri. Il costo comprende affitto e servizio raccolta: «Sono 267 euro per il bidone della carta, 1961 euro per vetro, plastica e lattine e 405 euro per l’umido. Poi c’è il contenitore del secco al quale non si può rinunciare che costa 364 euro. Ci sono tre conferimenti gratuiti, ma io ho già stimato che in un anno ne devo fare altri sei e ciascuno costa 155 euro e spiccioli. Così si aggiungono altri 930 euro. Poi c’è la quota fissa per la superficie dell’attività e la quota fissa comunale e sono altri 135 euro. A tutto questo va aggiunta l’Iva al 10 per cento e il 5 per cento che la quota provinciale. Siamo oltre i 5.000 euro. A me non sembra normale e mi chiedo come posso recuperare questa cifra, mica posso tartassare i clienti aumentando i prezzi».

La sua è la posizione ben rappresentano lo sconcerto della categoria.

Il Comune

La riunione è stata organizzata dall’amministrazione comunale che ha voluto verificare se co fosse il modo per attenuare la botta: «Purtroppo i conti della Tari non sono stati fatti né dal Comune né dalla Valpe, bensì sono tariffe imposte dall’Arera», spiega il sindaco Strappazzon. «Attualmente aziende e commercianti hanno due possibilità: rivedere numero e dimensioni dei bidoni in dotazione, visto che quando erano stati ordinati ancora non si conoscevano i prezzi, oppure pagare i 220 euro di quota annua per accedere all’ecocentro e portare direttamente lì i rifiuti, con mezzi propri. Come amministrazione comunale abbiamo voluto confrontarci con i diretti interessati. Questa, tra l’altro, è una situazione transitoria, perché tra un paio di anni ci sarà un unico gestore della raccolta rifiuti per tutta la provincia e i conti andranno nuovamente rifatti».

Le reazioni

Brandalise annuncia che rinuncerà ai bidoni: «Visto che al momento dell’ordinazione non sapevo che sarebbero costati un patrimonio, li restituirò a Valpe. Dovrò andare all’ecocentro e se dovrò pagare qualcuno chissà a quanto ammonterà l’effettivo risparmio. Ma almeno non arriverò alla cifra attuale».

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