“Quota 33”, un esordio col botto

L’autrice del giallo Roberta Gallego svela i retroscena di un successo editoriale quasi inaspettato
Il procuratore Domenico La Bozzetta va in pensione
Il procuratore Domenico La Bozzetta va in pensione

BELLUNO. Un esordio col botto. Nelle librerie «Quota 33», il romanzo-giallo a sfondo giudiziario del sostituto procuratore della Repubblica Roberta Gallego, sta riscuotendo successo. In particolare a Belluno, dove il magistrato lavora da molti anni, e a Treviso, sua città natale, il libro, edito dalla casa editrice Tea, è stato esaurito più volte e subito “ricaricato”. Ma il giallo della pm bellunese è presente sugli scaffali di tutte le librerie d’Italia ed i servizi con giudizi lusinghieri su giornali e riviste nazionali (Vanity Fair, Donna Moderna, il Giornale e Famiglia Cristiana tanto per fare qualche nome, oltre a numerosi periodici specializzati) fanno prevedere un “boom” quasi inaspettato.

Dottoressa Gallego, come nasce la sua passione per la scrittura?

«Da sempre sono un’accanita lettrice: i libri sono una passione ed anche un nutrimento. Sono un bene necessario per tutti. Dopo tante letture ho provato a cimentarmi nella “spericolata” prova della scrittura. Siccome leggo in particolare i romanzi gialli, ho provato a scriverne uno anch’io».

Il suo romanzo è ambientato in una piccola procura di montagna, proprio come quella dove lei lavora...

«Si, è un giallo che si colloca in un ambiente che per molti cittadini è misterioso e nello stesso tempo inquietante. È un luogo che genera ansia ma anche curiosità perché nelle stanze della procura si esercita un potere. Ed è questo ambiente che volevo raccontare: con tutti i suoi aspetti: seri, ridicoli, comici ed anche eroici. Mi stuzzicava molto la scommessa di descrivere un “dietro le quinte” giudiziario che non fosse né una sua demolizione né tanto meno una sua celebrazione».

Una scommessa, a quanto pare, vinta.

«È troppo presto per dirlo. Non so francamente come stiano andando le vendite anche perché non mi sono stati comunicati i dati. Posso soltanto dire che, in questi giorni, ho provato una grande soddisfazione nel vedere come molte persone, che non conosco e che hanno letto il mio libro, mi abbiano fermato per strada per farmi i complimenti e per dirmi che si sono divertiti a leggerlo».

La procura di Ardese, dove lavora il suo “collega” Alvise Guarnieri, è sostanzialmente la procura di Belluno?

«È una cosa che è stata scritta ma che non è vera. La procura di Ardese, che descrivo nel mio romanzo, ha in comune con Belluno soltanto la collocazione geografica. È una città di provincia, che si specchia su un lago e che ha come cornice l’arco alpino. Basta, le similitudini finiscono lì».

Molto spesso il successo dei libri nasce anche dal titolo. “Quota 33” ne è uno accattivante. Ci può spiegare cosa significa?

«Quota 33 è il cippo altimetrico che si trova a El Alamein ed era il punto di riferimento convenzionale per i soldati che parteciparono a quella famosa battaglia in Africa. È in sostanza il simbolo della necessità di avere un punto di riferimento. Il protagonista del giallo, Guarnieri, alla fine di un’indagine su un omicidio, su consiglio del suo procuratore capo in pensione, si determina sulla scorta del suo punto di riferimento etico. E fa una scelta etica. In questo caso il punto di riferimento è la coerenza».

Guarnieri, dunque, non è un eroe, come i protagonisti di gran parte dei gialli...

«No, non volevo un protagonista eroico e vincente. Lo volevo, però, coerente».

Quando ha iniziato a scrivere “Quota 33”?

«Più di cinque anni fa. È stata una “gravidanza” molto lunga. Ci sono state più stesure e l’ho dovuto più volte “asciugare” per renderlo essenziale e diretto. Ho mandato poi il libro a diverse case editrici e l’estate scorsa ecco la sorpresa: Tea mi chiama e mi dice che il romanzo è piaciuto».

È vero che sta già lavorando al quarto libro?

«Si, il secondo ed il terzo sono già stati scritti. Il prossimo? Uscirà penso a Natale, ma sarà la casa editrice a stabilire i tempi».

Una curiosità, un magistrato, con famiglia e figli, quando trova il tempo per scrivere?

«Di sera e di domenica molto presto». Insomma, il buio concilia la scrittura.

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