Quero, emergenza finita cantieri a tempo di record

QUERO. Un'emergenza alluvionale arginata in poco più di tre mesi. Gli undici cantieri aperti in tutto il territorio di Quero - di cui cinque solo nella valle di Schievenin - a seguito delle forti piogge cadute nel Feltrino tra il 10 e 11 novembre sono stati chiusi in tempi record, grazie al pronto intervento di enti e ditte e ai finanziamenti lampo assegnati da Regione e Provincia, riconsegnando ai cittadini e ai visitatori un ambiente sicuro e vivibile. Ieri mattina, nella casa per ferie al Borgo, nel cuore della valle flagellata, l'amministrazione comunale ha convocato la cittadinanza a un incontro pubblico per raccontare cosa è accaduto durante e dopo quell'11 novembre, quando una delle più abbondanti piogge degli ultimi anni ha evidenziato ancora una volta la precarietà dell’equilibrio idrogeologico del Feltrino. L'esondazione del Tegorzo ha eroso gli argini nei pressi dei ponti Cagnin, Fobba e al Borgo, in prossimità del ponte a ridosso delle prese dell'acquedotto Ats e in località Le Pose. Con un milione di euro attinti dai fondi del demanio idrico e stanziati dal genio civile di Belluno, per conto della Regione, tutti i tratti arginali sono stati consolidati. È intervenuta anche la Provincia con uno stanziamento di 664 mila euro, che sono serviti innanzitutto per finanziare la ricostruzione del tornante franato della strada che conduce alla frazione di Cilladon (250 mila euro), e poi per allargare una curva a La Madonnetta, per aggiustare i ponti di Fobba e Faladen, per installare barriere paramassi a Borgo Chiesa e infine per sistemare e in parte ricostruire la strada di accesso a Santa Barbara.
In pochi credevano davvero che tutti questi interventi sarebbero partiti e arrivati a termine nel giro di così poco tempo. «I lavori sono cominciati già a dicembre e si sono conclusi tra la metà e la fine di marzo», ha raccontato il consigliere di Quero Alberto Coppe nella sua relazione introduttiva, dopo il minuto di silenzio dedicato alla memoria di Renato Coppe, morto a seguito di una caduta dalla parete di roccia di Schievenin. «È la prima volta che il nostro territorio è interessato da lavori così importanti, non solo di risanamento ma anche di abbellimento. Dobbiamo ringraziare gli enti che hanno reso possibile questa grossa operazione, il genio civile, la Provincia, la Regione, i servizi forestali e il corpo forestale, la protezione civile, il Bim Piave e l'Ats, oltre che l'amministrazione». «Un plauso alle ditte Grillo, Mondin, Vidori, Rech Luigi e “Gianfranco&Marziano” per essersi attivate subito nel tentativo di contenere i danni causati dalle piogge», ha aggiunto il sindaco Sante Curto, «grazie anche all’Enel, ai vigili del fuoco e al soccorso alpino. Contro chi ha ancora parole per lamentarsi, dico solo che più di così non si poteva proprio fare». Presenti anche il consigliere regionale Dario Bond e l'assessore regionale per la tutela e la difesa del suolo Maurizio Conte, che ha sottolineato come «il Bellunese ha una sua specificità, e che trattenere i canoni idrici è un modo per gestire i problemi ambientali direttamente sul territorio. Siete una terra attraversata per vari motivi dall’emigrazione, ma il futuro ve lo dovete creare qui, nella vostra terra, ognuno vicino alla propria casa».
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