Pronto soccorso, ok il colore è giusto

Con il nuovo triage voluto dal primario Rossi, aumentano i codici gialli e rossi. Prima visita durante l’accettazione
L'entrata del pronto soccorso di Feltre in questi giorni preso d'assalto dai cittadini alle prese con l'influenza
L'entrata del pronto soccorso di Feltre in questi giorni preso d'assalto dai cittadini alle prese con l'influenza

di Laura Milano

FELTRE

Diminuiscono i verdi e aumentano i gialli e i rossi. È questo l’effetto del triage adottato dal nuovo primario Edoardo Rossi, metaforicamente definito “da bancone”, proprio perché è al bancone ossia all’accettazione del pronto soccorso che si attribuisce il colore più appropriato. Si chiama in realtà triage integrato, il nuovo metodo fondato su regole oggettive e su protocolli che tutti gli operatori devono sapere come il padre nostro, per i quali non basta il colloquio anamnestico, quello che il paziente comunica all’infermiere al di là del vetro, ma si passa anche all’esame ispettivo. Se il dolore toracico riferito è accompagnato da pallore e sudorazione della cute, cosa che solo all’esame ispettivo può essere riscontrato, cambiano il colore e l’approccio al paziente. Che dunque passerà davanti a tutti, compatibilmente con altre urgenze, con un codice giallo o rosso addirittura nel fondato sospetto che possa trattarsi di un infarto o di un’ischemia o di qualche altro accidente rispetto al quale l’attesa può essere fatale.

L’imperativo categorico è che nessuno muoia mai in una sala d’attesa. Ma perché questo non accada, servono una squadra affiatata e soprattutto un linguaggio conosciuto a tutti, dai portantini al primario del pronto soccorso. E l’humus è favorevole. Lo conferma lo stesso Edoardo Rossi, primario del pronto soccorso da maggio, che ha già testato la qualità dell’équipe durante i mesi ruggenti, quelli estivi, che contrariamente alle realtà metropolitane come Padova da dove proviene, in montagna segnano il bollino rosso degli accessi in ospedale, chi per la puntura di vespa chi per la crisi vertiginosa da altitudine, per la cefalea o per lo svenimento improvviso. Insomma, il solito copione da canicola rispetto al quale, però, il primario ha cercato di invertire la tendenza riclassificando i codici. Il nucleo dei “verdi” che ha tenuto banco per tutto il 2010 è stato progressivamente portato verso rami più alti, ma anche più bassi. Così molti pazienti con sofferenza grave e acuta, classificati come codice verde, a seconda dell’esame ispettivo sono stati dirottati alla schiera dei “bianchi”, non ravvisando nelle loro condizioni una situazione di urgenza, o viceversa sono emigrati al codice giallo, quello di maggior gravità.

«Ho trovato un’équipe eccellente, pronta a imparare, a studiare o ripassare i protocolli, disposta soprattutto alla formazione e agli aggiornamenti sui grossi temi della medicina d’urgenza», spiega il primario Rossi. «A novembre l’Usl 2 finanzierà un corso di formazione, ne sarà proposto anche un altro sull’arresto cardiaco, aperto a tutti gli operatori dai quali mi aspetto - e so di non sbagliare - suggerimenti operativi per migliorare l’approccio a tutto campo nei confronti del paziente».

Il primario, che da quando è in servizio qui ha deciso di abitare a Feltre, si mette di turno anche perché l’organico è leggermente sottodimensionato dopo il pensionamento di un collega. Ma non è questo il solo motivo: «So di dover fare il manager, ma lavorare sul campo con i colleghi e con lo staff infermieristico è una cosa che mi stimola al miglioramento costante. Una cosa ho capito, nonostante provenga da una lunga formazione come internista: la medicina d’urgenza non ammette virtuosismi. E’ inutile indugiare con l’ecografo in cerca di diagnosi perfezionate su paziente che deve essere solo stabilizzato. La diagnosi differenziale lasciamola ad altri, coinvolgendo i medici curanti per successivi accertamenti nei casi dubbi. Noi ci limitiamo a stabilizzare il paziente o a togliergli lo stato di sofferenza. Se non facciamo così, le attese saranno sempre più lunghe e le false urgenze toglieranno tempo prezioso a chi ha realmente bisogno. Si viene in pronto soccorso per problemi acuti, che possono essere anche l’amo sul dito classificato però come codice bianco. Ma non si esce con una diagnosi perfezionata, solo con eventuali indicazioni. Un esempio per tutti, quello del traumatizzato stradale con il polso dolente. La prima cosa è quella di escludere emorragie addominali o interne. La radiografia al polso, insomma, può attendere».

Altra cosa sulla quale il primario Rossi punterà con decisione è il dialogo con i pazienti in attesa. «E’ importante che i pazienti che aspettano, sappiano che dentro si stanno rianimando due persone, per esempio, e che uno dei due medici di turno si è dovuto staccare con l’ambulanza per un’emergenza. E’ importante che la popolazione sia informata di cosa sta succedendo, solo così si sentirà parte di un sistema. E potrà accettare anche qualche minuto di attesa in più».

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