Promesse ma scaffali vuoti chiuso il discount Tuodì
Porte serrate in tutti i punti vendita del veneto, ma la proprietà dice di avere un piano di rilancio. I sindacati scettici: «I lavoratori vanno tutelati»

FELTRE. Luci spente e un cartello che sa più di speranza che di realtà. Il supermercato Tuodì lungo la statale 50 a fianco della caserma dei vigili del fuoco è chiuso. Sui discount della catena tirava una brutta aria da qualche mese. Rifornimenti sempre più esigui, scaffali che con il passare dei giorni si svuotavano, i frigoriferi dei surgelati spenti da un po’ e il reparto macelleria che era stato il primo a saltare quando la parola crisi sembrava solo un termine astratto. I timori dei sindacati, si sono rivelati fondati. La proprietà ha deciso di chiudere tutti i punti vendita ritenuti meno remunerativi, compresi tutti quelli nel Veneto. Al momento resistono aperti quelli in centro Italia.
A inizio agosto c’è stato un incontro al Ministero dell’economia durante il quale il gruppo che fa capo ad Agostino Faranda ha proposto un concordato preventivo in continuità: in pratica l’attuale proprietà dice che intende risolvere da sé i problemi che attanagliano il marchio Tuodì. Nel frattempo viene garantito lo stipendio anche ai lavoratori che restano a casa perché i discount sono chiusi, dunque anche gli otto dipendenti di Feltre. Una situazione che non tranquillizza per niente i sindacati che infatti hanno chiesto eventuali misure di Cassa integrazione straordinaria per i lavoratori nel caso qualcosa dovesse andare storto.
«La situazione è estremamente fluida», afferma il segretario provoinciale della Cgil, Mauro De Carli, «perché abbiamo una proprietà che sbandiera grandi progetti per il futuro ma senza un’apparente base economica. Dovremo attendere almeno due o tre mesi per capire se i propositi di rilancio della catena avrà successo».
Il gruppo Tuodì è un universo di 400 punti vendita in Italia per un totale di circa quattromila dipendenti. A Feltre il discount da tempo era entrato in una spirale negativa e chi è riuscito si è ricollocato in altri ambiti lavorativi. È rimasto questo gruppo di otto dipendenti. Sugli scaffali sempre meno merce e sempre minore varietà. Poi è arrivata la decisione di chiudere. Al primo incontro di inizio luglio nel quale doveva essere presentato un piano industriale credibile per il rilancio dell'intera catena, la proprietà si è presentata a mani vuote. E un mese dopo, al Ministero dell’Economia non è che abbia offerto garanzie in più sul futuro.
(r.c.)
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi
Leggi anche
Video