Più di trecento esodati raggiungono la pensione

Fine di un incubo per 330 bellunesi costretti nel limbo dalla Legge Fornero. Bressan: «L’anno scorso la Legge di stabilità ha finalmente tolto i disincentivi»

BELLUNO. Il limbo esiste ancora. Ma non solo per la dottrina cattolica. Anche per tanti, troppi lavoratori - pure del Bellunese - che rimasti senza stipendio, privi di ammortizzatori, non avevano neppure i requisiti per andare in pensione, di anzianità o di vecchiaia. Sono diverse centinaia ai piedi delle Dolomiti, come dimostra uno studio del sindacato Spi Cgil. Lavoratori che sono rimasti ingabbiati negli intricati meandri della legge Fornero, costretti a rinviare per anni il sospirato approdo alla pensione.

Nell'arco del 2015, 330 di loro hanno finalmente maturato i requisiti per uscire dal mondo del lavoro, facendo crescere del 74% il numero di pensioni di anzianità. È così che molti anziani bellunesi nel 2015 hanno raggiunto l'agognato traguardo, regalando alle statistiche numeri da record. Nel Bellunese, infatti, nel 2015 le nuove pensioni liquidate ed erogate sono quasi 330 in più dell'anno precedente e, all'interno di questa cifra, il numero di assegni di anzianità è cresciuto del 74%, passando a 771 pensioni erogate, contro le 443 dell'anno precedente.

«C'è chi ha dovuto aggiungere fatica a fatica per arrivare a quello che diventa sempre più un traguardo ambito, la pensione», aggiunge Rita Turati, segretaria generale dello Spi del Veneto. «Ma c'è soprattutto una fascia di popolazione invisibile rimasta schiacciata dagli effetti della crisi economica e dalla riforma Fornero».

Lavoratori dipendenti, autonomi, artigiani e partite Iva, che si sono ritrovati senza lavoro, senza stipendio, senza ammortizzatori sociali e senza i requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia o di anzianità. «Persone che hanno precocemente iniziato a rimboccarsi le maniche, rimaste nel limbo e che si trovano oggi a dover essere sostenuti dalla rete familiare per non affondare nello stato di indigenza».

A spiegare come sia potuto accadere è Renato Bressan, segretario generale dello Spi di Belluno. «Per scoraggiare l'accesso alla pensione anticipata ai lavoratori che non hanno compiuto i 62 anni di età», sottolinea Bressan, «la riforma Fornero del 2011 aveva introdotto un sistema di disincentivi che colpivano l'importo della pensione. La penalizzazione consisteva nel taglio dell'assegno pensionistico per ciascun anno di anticipo rispetto al 62° anno di età, con una riduzione pari all'1% per ciascuno degli ultimi due anni che mancano ai 62 e del 2% per ciascuno degli anni che mancano per il compimento del 60° anno. La legge di stabilità del primo gennaio 2015 ha congelato l'applicazione della riduzione».

Altro motivo del boom, come ricorda ancora Bressan, è legato all'opzione donna «i cui requisiti dovevano maturare entro il 31 dicembre 2015».

Come detto, nel 2015 l'Inps ha liquidato nel Bellunese 2.904 pensioni contro le 2.337 dell'anno prima (+23%). In pratica, sul totale delle pensioni erogate, quelle di anzianità rappresentavano nel 2014 il 18,9% del totale, nel 2015 la percentuale è salita di circa 7,6 punti, arrivando a quota 26,5%. La seconda tipologia di assegno previdenziale a livello numerico è relativa alla reversibilità, che, lo ricordiamo, riguarda per lo più donne.

Francesco Dal Mas

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