«Pessina? Mai conosciuto»

Il patron Sportful: «Sono estraneo a tutto questo»
BELLUNO.
Industriali, professionisti, commercianti, imprenditori: una lista di 576 nomi affidata ai segreti dei file del pc del “re dei paradisi fiscali”, l’avvocato luganese Fabrizio Pessina, di cui ieri Libero ha pubblicato una parte, e finita sotto la lente della Finanza. Nell’elenco tre bellunesi: Giordano Cremonese, Renzo Savasta e Marzia Casarin. Negano di aver mai conosciuto Pessina.


«Ma quali capitali all’estero»: non sanno neanche chi sia Pessina i bellunesi tirati in ballo. Cremonese ha effettuato un acquisto di società in Italia, ancora nel 2003 e non è indagato; Savasta cade dalle nuvole: «Non so di cosa stia parlando...ma ’sto Pessina chi è?».

Sulle 4 pagine fitte di nominativi pubblicate dal quotidiano diretto da Maurizio Belpietro (si tratta dei primi 260 nomi, seguiranno gli altri), la GdF sarebbe al lavoro da tempo: la lista, che conterrebbe una serie di clienti Ubs ma non solo, sarebbe infatti oggetto di analisi, controlli e verifiche da parte delle Fiamme Gialle. A dare il «là» alle indagini, il 18 marzo scorso, l’arresto al Terminal 1 dell’aeroporto della Malpensa, dell’avvocato Pessina che, nel suo computer, pare nascondesse i segreti bancari e fiscali di centinaia di clienti che preferivano i conti di Svizzera, Panama, Vaduz, Liechtenstein a quelli italiani, tassabili.


Subito dopo l’arresto di Pessina è scattata l’iniziativa del Nucleo di Polizia Tributaria di Milano che ancora è in corso, per verificare, oltre ai casi di evasione fiscale, anche la possibilità che nella lista vi siano persone indagate per corruzione, tangenti o altri reati. Dopo l’arresto di Pessina le Fiamme Gialle avevano acquisito dallo stesso Libero una prima lista di 200 nominativi con depositi sopra il milione di euro presso Ubs. Allora - era lo scorso 18 agosto - il quotidiano fece sapere che i finanzieri avevano acquisito “quattro pagine fitte di nomi di società, fiduciarie, blasonate famiglie, ricchi e super-ricchi: insomma, centinaia di correntisti”. Si trattava - specificò il giornale - di depositi legittimi custoditi in Italia ma - spiegò - “gli investigatori vogliono capire se hanno analogia con il tenore di vita e dichiarazione dei redditi”.


Loro, i bellunesi, spiegano e minacciano querela a Libero. Ha fatto operazioni in Italia Giordano Cremonese, patron della Sportful, altro che «denari all’estero», dice. «L’avvocato Pessina??? E chi è?» chiede Savasta «Manco lo conosco...

«Ho avuto un rapporto con lo studio Pessina» afferma Cremonese «attraverso una banca italiana, per l’acquisto di una società in Italia. L’istituto di credito era Banca Intesa e quando uno lavora con le banche è tutto regolare: era il 2003. Ho fatto tutto alla luce del sole, tanto è vero che non sono affatto indagato. Alla Tributaria ho già fornito le risposte che voleva, per iscritto: ne manca una alla quale sto provvedendo». L’industriale fonzasino, originario di Asolo, smentisce dunque di aver avuto rapporti diretti con l’avvocato Pessina. «Manco conosciuto. Non mi spiego perchè dal 2003 ad oggi il mio nome fosse ancora in quell’elenco», spiega ancora Cremonese «Comunque rapporti diretti con quello studio non ne ho mai avuti: l’acquisto della società in Italia - ripeto - fu fatto tramite quella banca».


Aspetti che Cremonese ha dettagliato alla guardia di finanza - nucleo tributario, che ha posto una serie di quesiti sul come e perchè figurasse in quell’elenco: «Solo quesiti. Non hanno fatto accertamenti fiscali, non sono neanche indagato».

Chi sia Pessina non lo sa Renzo Savasta, ex presidente del Belluno calcio e imprenditore nel settore immobiliare operante anche all’estero. «Sono su Libero? L’avvocato Pessina? E chi è, Pessina?...Non capisco che cosa mi stia dicendo» continua Savasta. «Tutto falso: magari avessi capitali da portare all’estero ma quei pochi che ho li reinvesto tutti nelle mie attività». Savasta nega anche richieste da parte del nucleo tributario della Finanza: «Ho avuto un accertamento dell’Agenzia delle entrate, a marzo, ma si tratta di un normale accertamento come ne ho sempre avuti nelle mie aziende, più d’uno. Una cosa normale».

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