Per la stalla dei Ronche le Regole auspicano «una soluzione rapida»

CORTINA. La questione della gestione futura della stalla dei Ronche di proprietà delle Regole d’Ampezzo potrebbe risolversi nel giro di pochi mesi. È ottimista Flavio Lancedelli, presidente delle Regole, che durante l’assemblea generale di domenica scorsa aveva annunciato che con il mese di aprile era finita l’attività di Sara Zardini, e che era stata firmata la risoluzione del contratto. Zardini aveva contribuito con le Regole alla realizzazione della struttura, terminata nel 2013, che comprendeva una stalla con fienile per l’allevamento di vacche da latte, manze e vitelle, per un totale di 50 capi complessivi. Il contratto era di trent’anni, ma problemi legati alla gestione economica dell’azienda hanno costretto la Zardini a terminare l’attività; in realtà avrebbe potuto continuare attraverso un’altra persona con le stesse caratteristiche richieste dalle Regole al momento del contratto, ma ha preferito terminare dl tutto.

«Con la risoluzione del contratto le Regole sono rientrate nella piena disponibilità del bene, e ora devono trovare qualcuno per la gestione» spiega Lancedelli, «abbiamo già un paio di richieste, e le stiamo esaminando. Non abbiamo voluto fare un bando, ma solo un avviso che la stalla è libera per decidere noi chi mettere dentro, senza i vincoli di un bando».

La stalla è attrezzata con una moderna sala di mungitura, ha un mini caseificio e punto vendita dei prodotti, in modo che il latte possa essere lavorato in azienda con vendita diretta anche di burro e formaggi. Il nuovo gestore avrà dalle Regole la stalla, praticamente nuova, previo il pagamento di un affitto, e da parte sua dovrà ricomperare il bestiame e rimettere in moto l’azienda nel complesso. «Chi subentra dovrà arrangiarsi nella gestione. Le Regole possono aiutare dando terreni per lo sfalcio, al fine di ottenere fienagione per i capi. I costi ci sono, e se ci sono stati contributi per la costruzione della stalla non ci sono poi per la gestione».

La struttura è stata costruita grazie ad un contributo europeo sul Piano di sviluppo rurale di 600 mila euro, oltre all’impegno delle Regole.

«Il contadino oggi deve essere anche imprenditore, e saper sfruttare in modo commerciale i propri prodotti».

Punto di forza potrà essere il punto di vendita diretto dei prodotti caseari, magari con marchio di qualità. —

Marina Menardi

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