Per la roggia di Schievenin una banchina provvisoria

QUERO. È bastata un'alluvione di media portata, come quella che ha colpito il Feltrino tra il 17 e il 18 maggio, per strappare la briglia di contenimento alla roggia della valle di Schievenin, lasciandola a secco per oltre un mese. E forse la cosa sarebbe passata inosservata, se quel canale non attraversasse un piccolo circolo di case e non avesse anche una certa importanza storica. La roggia infatti è stata costruita all'inizio del seicento per rifornire alcuni opifici sorti nella zona, tanto da renderla un'area di interesse manifatturiero. Ad oggi l'unico mulino ancora funzionante è quello de La Vallina, ristrutturato e trasformato in un bed and breakfast con fattoria didattica e un piccolo museo allestito con gli attrezzi di una volta, quelli adoperati per svolgere i mestieri agricoli e artigianali. La macina del mulino è rimasta ferma per oltre un mese, causando qualche disagio alla struttura ricettiva, che sul corso d'acqua ha installato anche un piccolo generatore di corrente. Senza contare i coltivatori valligiani della zona, che dalla derivazione del Tegorzo attingono l'acqua per abbeverare i campi. Il Comune è intervenuto qualche settimana fa creando una banchina di sassi per riparare la rottura. Ma secondo i residenti questo intervento cederà con la prossima alluvione. Un lavoro posticcio quindi, che non garantirà a lungo la sopravvivenza della roggia, un canale storico e per certi versi vitale per i residenti di quell'angolo di valle.
Nella conca dei mulini ci sarebbe anche un altro macinatoio, su cui il comune e l'associazione san Valentino stanno puntando gli occhi da un po'. È il mulino Banchieri, sepolto anni fa da svariati quintali di ghiaia che hanno lasciato il posto a una galleria, costruita per ospitare una condotta che dalla diga di Busche porta l'acqua fino a Fener per rifornire la centralina idroelettrica dell'Enel. Il proposito dell'amministrazione sarebbe quello di recuperare l'antico macinatoio e trasformarlo in un centro per le associazioni, da affidare al gruppo di san Valentino. La stessa area sarà presto valorizzata dalla ricostruzione dello storico ponte degli Osei sul torrente Tegorzo, una passerella che un tempo collegava la frazione di Quero a Campo di Alano di Piave e che, guarda caso, è stazza spazzata via da un'altra alluvione. Nel frattempo la riesumazione del Banchieri, cominciata diversi mesi fa, è finita in un punto morto. Al momento si intravvedono solo le fondamenta, ma per recuperare l'intera struttura ci vorrà più di un semplice restauro. Come per garantire la sopravvivenza della roggia ci vorrà più di un semplice tampone.
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