Patrimonio edilizio passato al setaccio

Osservatorio del paesaggio, in mostra i dati raccolti dagli studenti Iuav che hanno analizzato la struttura del paese

CORTINA. L'Osservatorio del paesaggio delle Dolomiti mette in mostra “Architettura e paesaggio delle Dolomiti d'Ampezzo”.

È stata inaugurata ieri mattina la mostra curata dall'Osservatorio del paesaggio, coordinato da Stefania Zangrando, voluta dall'amministrazione comunale, e realizzata dagli studenti del corso di restauro urbano della Facoltà di architettura dell’Università Iuav di Venezia, con la collaborazione degli architetti cortinesi Matteo Apollonio e Fabrizio Luchetti.

«Questa mostra», ha spiegato l'assessore all'Urbanistica Stefano Verocai, «rappresenta il primo anno di lavoro dell'Osservatorio. Abbiamo chiesto al professor Giorgio Nubar Gianighian di dedicare il suo corso di studi alla redazione del Piano paesaggistico di Cortina. Da oggi si potrà ammirare uno studio dettagliato e fondamentale per la tutela paesaggistica del nostro paese. Abbiamo ricevuto in eredità dai nostri avi un paese meraviglioso. Sta a noi e starà ai nostri figli il compito di programmare un futuro sostenibile e riguardoso della storia. È in questo senso e con questi intenti che è stato istituito l’Osservatorio del paesaggio delle Dolomiti attraverso il quale è nata la collaborazione con l’Università di Venezia».

Interessanti i dati raccolti dagli studenti di architettura. «Come prima fase del lavoro ricognitivo», ha spiegato Gianighian, «ci si è rivolti al patrimonio edilizio nella sua interezza, effettuando per ciascun edificio una schedatura comprendente l’epoca di costruzione, la tipologia edilizia col numero di piani e la forma del tetto, i materiali costitutivi, gli eventuali elementi aggiuntivi, gli spazi di pertinenza, evidenziando insieme la caratterizzazione paesaggistica, col rilievo di orti, alberi da frutto, giardini e recinzioni. Ogni dato dell’analisi è stato inserito in un sistema informativo territoriale, che ha consentito di redigere le tavole esposte che rappresentano l’inquadramento del patrimonio edificato nel territorio, le destinazioni d’uso, l’inserimento con relativa valutazione di congruità, la tipologia edilizia con numero di piani e gli scoperti, gli elementi di facciata, le coperture, le alterazioni subite e infine la valutazione sullo stato di conservazione degli edifici».

Dai dati emerge che nella valle d’Ampezzo dal 1845 ad oggi, di 398 edifici catalogati ne permangono 382. Il tipo predominante è quello che deriva dalla casa rustica, e ci sono solo 16 edifici di grandi superfici, quasi tutti pubblici, dalle scuole allo stadio, all'ospedale, a cui si aggiungono alcuni alberghi. Il lavoro, che ha preso spunto dalla tesi di laurea degli architetti Matteo Apollonio e Fabrizio Luchetti, proseguirà per altri due anni. La mostra è visitabile sino al 6 ottobre in municipio al piano terra in orario di ufficio.

Alessadra Segafreddo

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