Passaporti falsi, tre anni e 6 mesi

Patteggia il brasiliano che garantiva ai connazionali la cittadinanzia italiana
I passaporti falsi sequestrati a Zagonel nel gennaio scorso
I passaporti falsi sequestrati a Zagonel nel gennaio scorso
 
BELLUNO.
Garantiva ai suoi connazionali falsi avi italiani per far loro avere il doppio passaporto: un pacchetto che, tra albero genealogico e casa a Lamon, costava dai 10.000 ai 15.000 euro. Il "padre" del business che ha fruttato una valanga di soldi, Marcio Zagonel Vieira, 25 anni, brasiliano, ha patteggiato, davanti al giudice delle udienze preliminari Giorgio Cozzarini, la pena di tre anni e sei mesi di reclusione ed una multa di 40.000 euro per le accuse di falso ideologico, falsità materiale commessa da pubblico ufficiale e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina.  Una pena rilevante per Zagonel, arrestato nel gennaio scorso, anche se gli poteva andare molto peggio. Basti pensare che soltanto per uno dei quattro capi d'accusa contestati (quello del favoreggiamento dell'immigrazione clandestina) rischiava fino a sette anni di carcere.  L'inchiesta su Zagonel (difeso dall'avvocato Enrico Rech) partì da una segnalazione del Comune di Lamon alla procura della repubblica: da tre richieste di cittadinanza avanzate da brasiliani a fine del 2008, si era passati a un centinaio nel 2009.  Una valanga di richieste che non passò inosservata. Così, alcune verifiche al consolato di Bel Orizonte, in Brasile, consentirono di scoprire che la documentazione potesse essere fasulla, specie i documenti relativi alla legalizzazione. Molto difficile il lavoro degli investigatori: all'«anagrafe» brasiliana, bastano due testimoni che attestino l'origine della persona perchè questa sia riconosciuta.  Secondo l'accusa, Zagonel ai suoi connazionali trovava i «parenti» italiani, complici anche funzionari d'Oltreoceano e emigranti nel Paese giallo-oro con cognome veneto disposti a dire: «Sì è mio figlio» o «mio parente». Poi il viaggio in Italia per «turismo», validità tre mesi (senza necessità di passare per la questura e di ottenere un permesso di soggiorno).  Una volta ottenuta la cittadinanza, poi, non ci voleva nulla per chiedere il passaporto. La provincia di Belluno era stata individuata come «porta» d'ingresso per i brasiliani che partivano. Dopo aver ottenuto illegalmente il passaporto italiano, si trasferivano altrove, specie in Inghilterra.  Un anno di indagine al termine della quale la Digos strinse il cerchio attorno a Zagonel, nei confronti del quale, a fine gennaio scorso, fu spiccato un ordine di custodia cautelare in carcere (dove v'è rimasto per 10 mesi) per quattro diverse accuse. Tra queste anche la detenzione e cessione di modiche quantità di cocaina ad alcuni conoscenti. Un fatto, questo, scoperto dagli investigatori, grazie alle intercettazioni telefoniche.

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