Parte il piano per riconsacrare la chiesa dell’Eremo dei Romiti

l’iniziativa
Ristrutturare, riconsacrare ed infine riaprire. Una nuova vita è stata pensata per la chiesetta di San Giovanni Battista, parte integrante dell’Eremo dei Romiti che, seppur annoverato tra i rifugi di montagna, va considerato come un luogo unico nel suo genere, a metà tra il turistico, il ricettivo ed il religioso.
L’idea di riportare in vita la chiesetta arriva da Barbara Castagnera, che attualmente gestisce l’eremo e si è già attivata muovendo una fitta rete di contatti per raggiungere l’ambizioso obiettivo finale.
«L’eremo non è solo un rifugio, è soprattutto un luogo di culto ed io non mi sento un gestore, piuttosto sono il suo custode», spiega Barbara Castagnera prima di entrare nello specifico del suo progetto.
«La chiesetta di San Giovanni Battista è stata già oggetto di un primo piano di ristrutturazione, finanziato nel 2009 dal Comune di Domegge che ne detiene la proprietà. I lavori hanno interessato il tetto. La struttura si presenta in buono stato, le pareti sono integre. L’idea è quella principalmente di ripulire la struttura, rimetterla a nuovo e soprattutto riconsacrarla al fine di renderla fruibile».
Dalle parole ai fatti. Castagnera ha già interpellato le diocesi di Udine (la chiesetta quando venne realizzata nell’anno 1724 faceva capo al patriarcato di Aquileia) e di Belluno, mentre per quanto riguarda la parte esclusivamente economica del progetto è stato già interessato il Gal Alto Bellunese.
«Del progetto di riaprire la chiesetta ho parlato con il sindaco di Domegge Achille Barnabò che si è dimostrato interessato», spiega Castagnera. «Ne ho parlato in via informale anche col parroco di Domegge, don Simone Ballis, dimostratosi molto attento ed interessato. La chiesetta ha già il suo altare e l’idea è quello di mantenerlo».
Tutt’altro che low-cost il progetto, che richiederebbe un investimento che oscilla tra i 350 ed i 400 mila euro.
«La mia idea», prosegue la Castagnera, «è quella di coinvolgere nel processo di raggiungimento dell’obiettivo finale più soggetti, compresi alcuni privati interessati a contribuire fattivamente al ripristino di un luogo tanto caro agli abitanti non solo di Domegge ma di tutto il Cadore. Un ruolo fondamentale ce l’avrà la Sovrintendenza e con essa la Regione. Mi piacerebbe affidare i lavori di restauro all’università di Venezia che avrà la possibilità di portare quassù i propri studenti e far vivere loro un’esperienza unica».
Come anticipato da Barbara Castagnera, il Comune di Domegge proprietario del sito, per bocca del sindaco Achille Barnabò si è mostrato sensibile al futuro dell’eremo offrendo la propria disponibilità a portare a compimento il piano di riapertura della chiesetta, che comunque non avrà tempi brevissimi. «I bandi del Gal Alto Bellunese al momento aprono uno spiraglio per il 2022», spiega Castagnera, «questo significa che dovremo aspettare ancora un annetto. Nel frattempo io non mollo e vado avanti nel recupero di tutta la documentazione necessaria in maniera tale che, appena ce ne sarà la possibilità, saremo pronti per passare alla fase operativa». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi