Parco Pineta sul colle: «Servono molti soldi per sistemarlo»

Ieri gli scultori hanno lavorato sui tronchi schiantati da Vaia, tanti i danni nell’area pic nic. Desolante il parco Avventura

BELLUNO

I rumori di motoseghe non sono quelli (auspicabili) nei boschi per sistemare il disastro di Vaia, ma sono quelli di una decina di scultori che per due giorni ha lavorato nel parco Pineta in Nevegal per trarre dai tronchi schiantati delle opere di fantasia e ingegno. . Sabato e ieri il parco si è animato del loro lavoro. Di gente che passa a vedere e a fotografare ce n’è tanta. Armando Balzan, che gestisce il parco, è soddisfatto e nello stesso amareggiato. Si guarda intorno e vede la sua creatura (rinnovata nel 2012 con un notevolissimo investimento, 500mila euro) praticamente distrutta da Vaia. Uno dei tanti pini caduti è finito sulla copertura della veranda, che è stata subito sistemata, ma tutto interno ci sono solo ceppi di alberi. «Ne sono rimasti in piedi cinque - racconta - tutti gli altri sono stati sradicati. Alcuni li abbiamo rimessi in piedi e ripiantati, tagliati a un paio di metri di altezza, per consentire agli scultori, arrivati da tutto il Veneto e dal Trentino, di scolpirli».

Tutto il resto, i barbecue, le tavole e le panchine sparse sotto le fronde degli alberi sono state spazzate via dall’uragano di fine ottobre. E quello che non ha fatto il vento di Vaia, ci ha pensato la neve di maggio. «In due domeniche successive - spiega ancora Balzan - sono caduti prima 60 e poi 40 centimetri di neve».

Colpisce infatti, sia nella zona del parco Pineta che su tutta la piana fino al piazzale del Nevegal, l’alto numero di betulle tranciate, con le cime spezzate o con i tronchi piegati.

Non è stato il vento di otto mesi fa, ma la nevicata di qualche settimana fa, fuori stagione, con neve molto pesante, caduta su foglie appena nate. Tutto ancora da sistemare.

Il parco Pineta è di proprietà dell’ente Provincia, Balzan ne è il gestore: «Sono venuti a togliere i tronchi caduti, e basta». Proprio all’ingresso del parco (vero punto di accesso a tutto il Nevegal) ci sono i ruderi di alcune strutture non meglio definitive, in terra anche la tabella della fermata dei bus e i pennoni per le bandiere. Tutto ancora lì.

«Ho presentato le domande per avere contributi, non ho ancora avuto risposte» continua il gestore. Di lavoro al parco Pineta, ce n’è parecchio da fare. Difficile pensare a dei bambini che corrono in mezzo alle ceppaie. È lo stesso terreno che va sistemato, oltre che rifare i barbecue e riallestire i punti di ristoro. «Ci saranno 150mila euro di spese da sostenere» spiega Balzan.

Da lì fino al piazzale non è un bel vedere. È scoraggiante ad esempio guardare quello che resta del Parco Avventura che dà proprio sul piazzale del Nevegal. In otto mesi non sono state ancora tolte le corde rimaste appese agli alberi con pezzi di tronchi attaccati, o i resti delle attrezzature che formavano il Parco, alcuni ancora a metri di altezza, altri per terra. E ci sono tutte le ceppaie degli alberi cavati dall’uragano.

Solo la zona proprio attorno al Santuario è stata sistemata. Le betulle tranciate sono state potate e ci sono delle giovani piante messe a dimora nel terreno che porta verso il campanile del Santuario. Ma basta fare pochi metri verso la rotatoria in direzione piazzale del Nevegal per vedere quel che resta dei boschi.

Eppure ieri, di gente ce n’era parecchia. Molte le auto sul piazzale, molte quelle attorno al Santuario (era l’ora della messa) ma anche nel piazzale del camping. Affollato il parco giochi, davvero bello, del camping Nevegal.

Molta gente sui sentieri diretta verso la parte alta del colle, sia a piedi che con le mtb e molti anche sulla seggiovia, ieri aperta.

Chi ama il Nevegal non manca, basta non guardare lo sfracello lasciato da Vaia e i tanti lavori da fare che non sembrano per niente partiti. —

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