"Pala Gozzi" e "San Francesco": due capolavori di Tiziano a confronto

Due capolavori a confronto, scaturiti dal genio di un grande pittore, rispettivamente all'inizio e alla fine del suo lungo arco esistenziale ed artistico. Il pittore è il più grande dei Vecellio e la mostra si intitola "Tiziano. L'alfa e l'omega", inaugurata a maggio nella Pinacoteca Podesti ad Ancona.  L'esposizione accosta un'opera giovanile del maestro cadorino a una della maturità, ovvero la cosiddetta "Pala Gozzi" (nella foto a destra) al "San Francesco riceve le stigmate", giunto in prestito dalla Pinacoteca civica di Ascoli Piceno.  La "Pala Gozzi", che prende nome dal committente Luigi Gozzi, ricco commerciante raguseo operante ad Ancona, è la prima opera di Tiziano che ci sia pervenuta datata. Nel cartiglio posto in basso si legge infatti "Aloyxius gotius Ragusinus/Fecit fieri/MDXX/Titianus Cadorinus pinsit".  Alla base di un'ideale piramide culminante nel gruppo della Vergine col Bambino, San Francesco si volge verso il gruppo celeste portando al petto la mano sinistra stimmatizzata e reggendo con la destra una croce, mentre sulla destra San Biagio (protettore di Ragusa) indica col dito la visione della Madonna.  Il pathos suscitato dall'atteggiamento dei due santi viene ripreso e sottolineato dalla figura in basso di Luigi Gozzi, uomo che possiamo presumere avvezzo alla logica dell'interesse e del denaro, ma qui ritratto in umile e compunta posa. Il bacino di S. Marco segna il discriminante tra cielo e terra e si offre come paradigma della vita mortale, in cui realizzare la salvezza o la perdizione, con una simbologia ancor più accentuata dalla presenza di una pianta di fico. Un particolare assai interessante è offerto dal retro della tavola, che presenta una serie di teste schizzate a chiaroscuro con la matita e in parte ombreggiate a pennello, probabili autografi tizianeschi.  Il "San Francesco stigmatizzato" fu realizzato invece da Tiziano nel 1561 su commissione di monsignor Desiderio Guidoni per adornare l'altare della cappella di famiglia nella chiesa di San Francesco e oggi è conservato dalla Civica Pinacoteca di Ascoli. Anche qui Tiziano raffigura il committente in posa devota al di fuori della sacra apparizione, in cui il Salvatore è raffigurato in un alone sfolgorante mentre dardeggia con fasci di luce il costato, le mani e il piede destro di S. Francesco.  Un restauro ha evidenziato tra le nuvole la presenza di una croce di fuoco da cui il Cristo sembra appena essere disceso e l'opera viene attribuita alla fase estrema dell'arte di Tiziano. (w.m. - g.d.d.)

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