Padrin: «Al fianco della famiglia»

LONGARONE. È ancora ricoverata in ospedale la moglie di Rachid Hilmi, il 45enne marocchino deceduto mercoledì sera in un incidente stradale mentre stava rincasando dopo una giornata di lavoro.
Rkia Moussaillir, 39 anni, residente da più di 10 anni a Longarone, alla notizia dalla tragica morte del marito non ha resistito. È stata colta da una disperazione senza fine. A darle sostegno il sindaco Roberto Padrin che, insieme all’assessore Ali Chreya, mercoledì sera ha cercato di calmare e consolare la vedova, ma senza successo. Alla fine la donna è stata portata via in ambulanza all’ospedale di Belluno, dove ancora ieri era ricoverata.
Il dramma che ha colpito la sua famiglia non è di così facile metabolizzazione quando si hanno due bambini molto piccoli (tre e un anno) da crescere e che hanno bisogno del loro papà.
Rachid Hilmi viveva da diverso tempo nel centro di Castellavazzo in un appartamento dell’Ater e si era integrato bene nel paese insieme con altri nuclei familiari di origine straniera che risiedevano nelle vicinanze. Da pochi mesi Hilmi aveva trovato un lavoro come operaio alla ditta di occhiali Luky di Lozzo Cadore, da dove mercoledì sera era partito per tornare a casa in quello che, purtroppo, è stato il suo ultimo viaggio.
«Quella di Hilmi è una famiglia tranquilla, integrata, lui era una persona con tanta voglia di fare, un lavoratore», lo ricorda Zaidi Allal, presidente della Uim, l’unione degli immigrati della Uil. «Come comunità marocchina abbiamo fin da subito portato il nostro aiuto e la nostra solidarietà a questa famiglia che sta soffrendo moltissimo. Ma la cosa che devo sottolineare è anche la grande solidarietà espressa da tutta la comunità di Castellavazzo e di Longarone in generale sia proveniente dal Marocco che del posto. La famiglia di Rachid negli anni è stata aiutata dai servizi sociali del Comune e anche dal volontariato locale. Questa tragedia è arrivata quindi come un fulmine a ciel sereno, in un momento in cui, dal punto di vista economico, le cose stavano migliorando per Hilmi».
Ora a sostenere moralmente ed economicamente la vedova di Rachid e i suoi due piccoli bambini saranno tutti i suoi parenti, le sorelle e i fratelli che vivono tra Longarone e Ponte nelle Alpi. Il Comune, dal canto suo, ha già attivato i servizi sociali per un eventuale supporto.
«Studieremo la possibilità di dare una mano a questa famiglia magari tramite il fondo di solidarietà che, come Comune, abbiamo istituito ancora diversi anni fa, del valore di 20 mila euro», dice Padrin. «Come associazione ci impegneremo a dare il massimo supporto possibile, torneremo presto a trovarli per capire meglio cosa possiamo fare», conclude Allal. «Ormai l’integrazione dei marocchini a Longarone (negli anni scorsi c'è stata la visita di un console e anche di un ministro del Marocco in municipio e alla Mig, ndr ) e nel Bellunese in generale è un fatto assodato, senza contare che molti hanno già la cittadinanza italiana».
Intanto, tutti i familiari di Rachi e Rkia si sono mobilitati dalle prime ore di ieri mattina per ottenere tutti i permessi per poter trasportare la salma di Rachid Hilmi in patria. Il suo corpo attualmente si trova a disposizione nella cella mortuaria dell’ospedale di Belluno. «Le operazioni non saranno semplici», precisa Allal, «serve anche il nulla osta della magistratura per l’espatrio. Rachid era un lavoratore che dedicava tutto il suo tempo libero alla famiglia: tornato dal lavoro non aveva altri hobby se non stare con i suoi figli, che ora avranno bisogno di tanto affetto per poter crescere». (e.d.c.)
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