Ospitalità diffusa: c’è anche l’ex sindaco

DANTA
Ospitalità diffusa in crescita a Danta. Poco meno di 500 abitanti, diversi dei quali negli ultimi tempi votati alla composizione di un albergo diffuso con l’obiettivo di mantenere in vita il paese sotto il profilo turistico.
Tra questi anche Virginio Menia Cadore, già sindaco di Danta complessivamente per dieci anni (2004/2014).
Smessi i panni dell’amministrazione comunale, Menia Cadore ha vestito quelli dell’imprenditore turistico andando ad ingrossare le fila dei proprietari di seconde case che, riunitisi sotto un’unica bandiera, hanno lanciato il progetto ospitalità diffusa.
Come mai questo passo?
«Sono rimasto molto legato a Dantam dove avevo un’abitazione di proprietà che ho deciso di inserire tra le cinque, sei che oggi offrono ospitalità diffusa. A mio avviso quella dell’albergo diffuso per un paese come Danta rappresenta l’unica strada percorribile per competere sul fronte turistico seguendo nuovi modelli particolarmente in voga all’estero. La scelta di incentivare l’ospitalità diffusa, non solo a Danta ma anche nei paesi limitrofi del Comelico, non è nuova. Le aree interne sostengono da tempo questa opportunità. Nel 2006, quando ero ancora sindaco, avevamo studiato a fondo il progetto lanciato dal paese friulano di Villa Santina».
Quali sono le caratteristiche su cui si fonda il successo dell’ospitalità diffusa in un paese come Danta?
«Innanzitutto i costi contenuti. Poi c’è un aspetto umano che lega l’ospite al padrone di casa. Avere a disposizione una casa permette al turista di disegnarsi una vacanza su misura. Gli stranieri vanno per la maggiore, in questi giorni ospito un gruppo di francesi. L’albergo diffuso offre poi quei servizi anche basilari che oggi, in un paese di alta montagna come Danta, vengono sempre meno. Le prenotazioni ruotano on line attraverso canali dedicati che si contano sulle dita di una mano. Il resto è passaparola».
A livello personale come ci si ritrova a fare la vita dell’operatore turistico?
«Bisogna adeguarsi in fretta altrimenti non si fa molta strada. Imparare le lingue è fondamentale. Nei giorni scorsi ho ricevuto una richiesta in inglese. Ho subito chiamato mia nipote che fa il quarto liceo chiedendole di rispondere per non perdere la potenziale prenotazione. Grazie all’ospitalità diffusa la nostra comunità può guardare al futuro con rinnovata fiducia. Per le nuove generazioni che vogliono investire sul territorio potrà diventare un’opportunità di lavoro da perseguire in un momento difficile».
Ultima nota dedicata alle recenti polemiche che hanno coinvolto quegli operatori come lei che affittano una casa a scopi turistici...
«Chi dice che non paghiamo le tasse sbaglia»,conclude Menia Cadore, «ogni passaggio è regolamentato dall’emissione di una fattura, sia nei confronti del turista e sia del sistema on line che gestisce le prenotazioni. All’emissione di una fattura fa seguito il relativo pagamento. Le tasse ci sono e vanno pagate; poi, se qualcuno non le paga, è un altro discorso». —
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