Olocausto, l’orrore di un ex deportato al museo Rimoldi

CORTINA. Le Regole d’Ampezzo contribuiscono a non dimenticare la tragedia dell’olocausto. Le opere di Anton Zoran Music, pittore sloveno, deportato 128231, sono in mostra al museo d’arte moderna Mario Rimoldi, assieme a quelle dell’amico Renato Balsamo. In occasione della “Giornata della memoria”, il 27 gennaio, numerose e di vario genere sono state le commemorazioni. Tra queste anche l’inaugurazione, a Trieste, di una mostra di disegni che il pittore sloveno Anton Zoran Music realizzò durante il periodo di deportazione a Dachau (18 novembre 1944 – 5 giugno 1945). La ferita inferta dagli orrori visti lasciò una traccia indelebile nell’animo dell’artista, espressa poi non solo nel ciclo “Noi non siamo gli ultimi”, dove recupera le dolorose immagini dei disegni realizzati a Dachau, traducendole in pittura, ma in tutta la sua produzione. La mostra “Dal modo intero al cuore del mondo. Balsamo dialoga con Music”, curata dal critico d’arte Vittorio Sgarbi e visitabile al museo alla Ciasa de ra Regoles, racconta anche quel Music.
«Oltre alle vedute di Venezia, ai paesaggi dalmati e senesi, con cavallini o asinelli, ai motivi i rocciosi e vegetali, il visitatore», spiega Flavio Lancedelli, presidente dell’antico Ente, «s’imbatte anche nell’orrore di quei “non ultimi”, che Music mai dimenticherà». Le Regole hanno quindi pensato di ricordare quel dramma, il 27 gennaio ma non solo, affinché non venga dimenticato e non accada mai più. Lo strazio vissuto nei campi di sterminio impregna infatti tutta l’opera artistica di Music, da cui continua ad affiorare l’esperienza del prigioniero numero 128231 di Dachau. Anche i rosa e i viola dell’enrosadira ampezzana, che Music poté apprezzare spesso in compagnia dell’amico pittore Renato Balsamo, ne risultano influenzati. Le opere esposte, appartenenti alle collezioni Trieste e Rimoldi, svelano infatti equilibri cromatici simbolici, in un profondo accordo fra spirito del pittore e il suo pennello. A chi gli domandava cosa ci fosse al di là delle sue tele Music rispondeva: «Oltre c’è il profondo. Il luogo dove non si spiegano le cose, una specie di nebbia dov’è difficile muoversi». Anche Dachau appartiene a quell’oltre arcano che mai si è interrotto: Armenia, Ruanda, ex Jugoslavia, Cambogia, Tibet, Afghanistan Iraq. Il profetico “non siamo gli ultimi” appunto. «L’opera artistica di Music», commenta Lancedelli, «va avvicinata in punta di piedi, con quella delicatezza che l’amico pittore Balsamo, ricordato quest’inverno dalle Regole, sempre gli riservò. Noi siamo orgogliosi di avere questa mostra, dedicata sia a Music, al suo dolore e ai suoi insegnamenti, e sia a Balsamo che per anni è stato direttore del nostro museo e ha contribuito a far crescer la cultura di Cortina. L’amicizia tra Music e Balsamo oggi è in una mostra che fa riflettere». La mostra è aperta tutti i giorni, escluso il lunedì, dalle 15. 30 alle 19. 30, fino al 2 aprile. (a. s.)
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