Nuovo ecocentro nel 2023 Il vicesindaco Favretti: «Ci serve molto prima»

AGORDO
«Non possiamo aspettare fino al 2023 per avere il nuovo ecocentro». Lo dice il vicesindaco di Agordo, Giulio Favretti, in un’intervista sulle questioni datate e nuove che riguardano il territorio di Agordo, ma anche il rapporto con altri Comuni e società. Ormai da tantissimo si parla dell’adeguamento e dell’ampliamento dell’ecocentro di Valcozzena che dovrebbe diventare struttura condivisa tra Agordo e Taibon.
A che punto siamo?
«Un mese fa è arrivato in Comune un progetto preliminare molto apprezzabile sotto il profilo degli spazi: ci sono più container, c’è la vasca raccolta delle acque reflue, è previsto che le auto arrivino facilmente in quota e da lì possano conferire i rifiuti nei cassoni. Il problema sono i tempi previsti per la realizzazione».
Cioè?
«Valpe, cioè la società che ci ha inviato lo studio, inserisce anche un cronoprogramma in cui si indica il 2022 come termine per la sola progettazione. Se poi aggiungiamo l’appalto e i lavori arriviamo al 2023. Mi sembra davvero eccessivo. Come Amministrazione di Agordo riteniamo che la realizzazione del nuovo ecocentro rappresenti un’urgenza. Oggi la fruizione della struttura da parte degli utenti presenta tanti problemi. Tra l’altro, dal momento in cui gli ecocentri sono stati aperti anche a residenti di altri comuni, il nostro risulta molto inadeguato».
Con quali soldi verrà realizzato?
«Nell’informazione di Valpe questo non è spiegato. Ricordo che prima del Covid avevamo avuto un incontro con la società e con il Comune di Taibon in cui Valpe aveva ipotizzato la possibilità di un suo prefinanziamento. Si parla di una cifra tra i 400 e i 500 mila euro. Occorrerà anche capire come saranno destinati i 2 milioni dei fondi di area vasta (parte dei 5 non usati per il centro benessere di Falcade, ndr) che la conferenza dei sindaci pare aver deciso di investire sugli ecocentri in generale».
A proposito di fondi di confine: a che punto è l’iter per la ripresa dei lavori all’ex Follador?
«Per quanto riguarda il museo, si è deciso di spostare i soldi previsti per le manutenzioni esterne (che dovranno essere fatte assieme a quelle per l’altra struttura, ndr) al completamento del piano terra della sede storica dell’ex Follador. Circa l’altra parte del cantiere, vale a dire quella che inizialmente prevedeva la costruzione dell’ostello, noi avevamo fatto la proposta di realizzare un polo museale-culturale al posto dell’ostello: esternamente la struttura è uguale all’altra, all’interno, invece, gli spazi vengono organizzati in maniera diversa con una diminuzione dei costi (necessaria in quanto i soldi a disposizione ora sono meno, ndr). Tale proposta è passata per il Rup del Comune di Voltago che l’ha accolta ed è stata ora inoltrata al Comitato paritetico dei Fondi di confine. Se ci sarà l’ok procederemo con la redazione del nuovo progetto che verrà affidato allo stesso studio del precedente».
Nell’ultima seduta di giunta avete dovuto risolvere un problema che riguarda anche Luxottica: di cosa si tratta?
«Quando nel 2017, con la precedente Amministrazione, era stata approvata la variante al Prg per consentire la costruzione del PalaLuxottica non era stata fatta la valutazione del maggior valore, previsto dalla normativa regionale vigente anche tre anni fa, generato da interventi su aree o immobili in variante urbanistica, in deroga o con cambio di destinazione d’uso, calcolando l’incidenza degli oneri di urbanizzazione. In buona sostanza occorre nominare un perito che calcoli questo valore e determini i soldi che Luxottica dovrà dare in più al Comune». —
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