«No alla violenza vogliamo convivere in pace»

BELLUNO. No alla violenza, sì alla pace.Presa di distanza netta del Centro per il Coordinamento della Rete immigrazione della provincia di Belluno dagli atti terroristici accaduti nei giorni scorsi in Francia. Presente anche il vice presidente della Provincia, Roberto Padrin, che ha apprezzato l’iniziativa per fare chiarezza.
Il Centro, che raccoglie le associazioni e i gruppi di immigrati che operano nel Bellunese, si è riunito ieri nella sede in via Feltre per ribadire: «Quello che abbiamo visto in Francia non è l’Islam, si tratta di malati di mente o gente pagata, non sappiamo da chi. Noi ci dissociamo, perché queste cose non appartengono al Corano, dove si dice che chi uccide un’anima innocente, uccide l’intera umanità», ha detto Aziz Elaamari dell’associazione Assalam Pace.
«Abbiamo sentito il bisogno di ribadire il messaggio di pace del nostro coordinamento dopo i fatti di Parigi», ha detto Milena Maia, coordinatrice del Centro, che ha sottolineato: «Lo scopo di questa rete è la promozione del benessere e della salute. Volevamo fare chiarezza per evitare confusione in merito, perché la violenza e l’odio non hanno colore, nè sono riconducibili a una religione o a una cultura», precisa, spiegando che «questo momento difficile può trasformarsi nella creazione di qualcosa di positivo, come una maggiore coesione tra culture diverse».
«Coesione e unità che non possono prescindere», puntualizza Carlo Stecchini, direttore dei servizi sociali dell’Usl 1, «dal rispetto delle regole che devono essere chiare e uguali per tutti. Di attività provocatorie più o meno consapevoli ce ne sono state e ce ne saranno sempre, ma nulla giustifica la violenza. L’azienda sanitaria non fa politica, ma offre dei servizi uguali per tutti, senza alcuna distinzione di genere. Un tavolo come questo aiuta a creare nelle coscienze l’unità e la solidarietà».
Sul rispetto delle regole e dei valori di ciascuno ha puntato la sua attenzione anche Ennio Colferai del Comitato di intesa, che auspicato come questa situazione possa essere «favorevole alla crescita di sentimenti di pace e di maggiore unità tra i popoli».
A dirsi contro la violenza di ogni tipo e condannare i fatti di Parigi anche la presidente dell’associazione Jannatte di Quero, Ilhame Chagdani. «Noi siamo contro la violenza da qualunque parte essa arrivi: che sia l’ubriaco che investe una persona o un pazzo che uccide con un mitra», posizione condivisa anche dalla segretaria di Popolinsieme, Giuliana Morenzetti.
Infine, da Zaidi Allal, presidente della Uim di Treviso-Belluno è venuta la proposta di «appendere le bandiere della pace alle finestre di tutti i bellunesi, senza distinzione di religione. Non lasciamo che il terrorismo ci divida, stiamo insieme, perché solo così potremmo combatterlo», ha sottolineato, lanciando un appello al presidente della Federazione islamica del Veneto affinché «convochi tutti i presidenti dei centri culturali per una condanna pubblica degli atti francesi. Perché alla libertà di espressione fatta con penna e carta non si deve mai rispondere con i fucili».
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