Neurologie bellunesi in crisi: l’Ordine dei medici chiede di riattivare la Neurochirurgia
Da lunedì sono rimasti tre professionisti. La proposta del presidente Stefano Capelli

Da lunedì nel reparto di Neurologia di Belluno sono rimasti il primario e altri due medici. Un numero che mette a rischio l’operatività dell’unità. Un caso sul quale ritorna il presidente dell’Ordine dei medici di Belluno, Stefano Capelli, che vede nella «non attrattività della provincia», la causa principale di questa situazione. Per questo motivo rilancia il ritorno della Neurochirurgia a Belluno.
«Per il caso specifico Neurologia», scrive in una nota Capelli, «non è fantasioso pensare che gravi significativamente la non attrattività della nostra provincia, a cui ha dato un consistente contributo la penalizzazione rappresentata, a partire dalla fine del 2017, dalla sospensione di ogni intervento neurochirurgico all’ospedale di Belluno, laddove tale attività veniva svolta dal 2001 con risultati riconosciuti come eccellenti».
Il presidente dell’Ordine, definisce questa scelta «iniqua rispetto alla tutela della salute della popolazione presente in provincia di Belluno, rendendo necessario il trasferimento a Treviso in ogni caso di patologia elettiva e soprattutto di urgenza/emergenza neurochirurgica».
Per Capelli «l’intera struttura ospedaliera risente della privazione di questa alta specializzazione, che ha una integrazione multidisciplinare in primis con la Neurologia, ma anche con il Pronto soccorso, la Radiologia, la Chirurgia vascolare, l’Anestesia e la Rianimazione. Sotto questo profilo, riteniamo che la riattivazione della piena operatività della Neurochirugia a Belluno debba essere, oltre che una doverosa risposta ai bisogni di salute della popolazione residente, anche un modo per contribuire a rendere più attrattiva la nostra provincia per i medici e gli specializzandi».
Capelli fa presente come in altri reparti, come Ginecologia, Pediatria ed Emergenza-urgenza, il personale medico sia stato trovato sia con il ricorso alle coop, sia con la messa a disposizione da parte dell’Ulss di alloggi e benefits. Ricorda inoltre come il concorso attivato da Azienda zero solo per il Bellunese sia andato deserto. «A questo punto Regione, Conferenza Stato-Regioni e Stato attivino nuovi percorsi per salvaguardare la tutela della salute, secondo quanto scritto nella Legge 833/1978. E se non sarà ritenuto possibile le istituzioni, tra cui questo Ordine, dire ai cittadini dove siamo e dove possiamo andare».
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