Nessun morto, ma danni incalcolabili
FELTRE. Nel Feltrino non ci sono stati morti durante l’alluvione del 1966, ma devastazione ovunque. Come riportano cronache e libri storici: lo Stizzon si fa strada negli argini mettendo in pericolo Mugnai. In valle di Seren si porta via gabbionate d'argine per mezzo chilometro e un ponte di corde, lasciando isolate 50 famiglie. Dal Cristo a Pian della Chiesa non si passa, come anche verso Cilladon di Quero e Fastro di Arsiè. Quattro ponti vanno distrutti a Feltre, come anche sul Piave all'altezza di Vas, sul torrente Tegorzo, in val di Canzoi, sul lago del Corlo, a Canai di Lentiai, a Busche.
La linea elettrica è interrotta per giorni, l'acqua non è potabile. Il torrente Cismon distrugge la scuola elementare dei Giaroni. La linea ferroviaria Belluno-Feltre è interrotta, ma sarà ripristinata in tempi record. Nonostante l'apertura delle paratoie, il lago della Stua straripa, superando il coronamento della diga. A Lamon molte case vengono scoperchiate dal vento, come succede un po' dappertutto.
A San Gregorio nelle Alpi e Santa Giustina i danni più ingenti sono ai campi e agli scantinati delle case, talvolta evacuate. Arsiè viene sommersa da una colata di fango, detriti, terra e piante esplosa dal col Perer. Molte case sono raggiungibili soltanto in barca. Altrettanto drammatica la situazione nella vicina Primiero, verso cui partiranno molti volontari feltrini. Ci vorranno mesi e decine di mani per riportare la situazione alla più rassicurante normalità. (f.v.)
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