Nei piani c’è un colosso della riabilitazione
Oltre all’ospedale ampezzano, il polo di Motta verso altre aggregazioni. Le prime nomine

MOTTA DI LIVENZA. C’è un nome, per la presidenza dell’Oras, il polo riabilitativo di alta specializzazione di Motta di Livenza: è quello di Paolo Pauletto, già primario al Ca’ Foncello e professore ordinario all’Università di Padova, appena andato in pensione.
A lui la Regione pensa di affidare il timone del nuovo cda, in attesa di definire l’amministratore delegato, ora Francesco Rizzardo, che ha anche gestito da commissario straordinario fino all’altro ieri, la transizione che ha portato l’Oras ad assorbire per incorporazione il Codivilla Putti di Cortina. Operazione complessa, che forse allungherà i tempi per la questione della liquidazione del socio privato di Cortina, la Giomi della famiglia Miraglia, con tutti i contenziosi storici della vecchia società. Ma che è stata avviata su preciso input della Regione. Scade il cda di Motta (ora composto anche da Sergio Dugone, Graziano Panighel e Giuseppe Favretto) e la Regione valuterà ora se confermare gli uscenti, a cominciare dall’ad.
La fusione tra Oras e Codivilla crea sin d’ora un colosso superspecializzato che sfiora i 250 posti letto, con oltre 500 dipendenti. Una realtà di tutto rispetto, anche a confronto a centri ospedalieri di riferimento.
E il futuro potrebbe vedere altre aggregazioni, per l’Oras, tornato in mani totalmente pubbliche da poco. Dalle Dolomiti alla Laguna, o meglio al Lido: lì c’è il San Camillo dei padri camilliani, autentico fiore all’occhiello nella riabilitazione neurochirurgica. Da tempo girano tre ipotesi: una è l’acquisto della Regione, scenario che avrebbe ripreso quotazione proprio in prospettiva Oras, perché un colosso nordestino della riabilitazione articolato nel territorio supererebbe ogni problema di campanilismi, e relative polemiche. Proprio Mantoan aveva incaricato il dg dell’Usl di Venezia, il trevigiano Giuseppe Dal Ben, di studiare l’acquisizione. E l’intervento pubblico, come dimostrato nel caso di Cortina, darebbe garanzie anche a lavoratori e sindacati sui livelli occupazionali. Ma per lo sbarco al Lido - cui molti, ora, dopo l’incorporazione di Cortina a Motta guardano per il completamento di un polo riabilitativo non solo ortopedico - bisogna fare i conti con gli altri due competitor. Una è la cordata a cui stava lavorando il Patriarcato di Venezia, con una società finanziaria e alcuni istituti religiosi, tra cui la Fondazione Opera immacolata concezione (Oic) di Padova, cordata che investirebbe alcuni milioni per ammodernare le strutture. L’altra è il gruppo privato Pederzoli, di Giuseppe Puntin, re delle cliniche private con centri e ospedali a Verona e Rovigo. «Nulla vieta di andare anche oltre, se il modello funzionerà dopo questo passaggio chiave», dice un esponente politico che segue molto da vicino la sanità. La conferma di quanto la giunta Zaia stia seguendo, al di là delle imminenti nomine, la nuova creatura del sistema veneto, che va a definire un nuovo approccio superspecializzato da affiancare al sistema degli ospedali generali.
(a.p.)
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