Natale di un tempo

La nonna tempo addietro ,quando ero ancora ragazzina, mi raccontava che cent'anni fa a Sospirolo la gente,
più che oggi, celebrava il Santo Natale gioiosamente e con molta devozione; indossando i vestiti belli, uscendo la mattina presto dalle case per raggiungere la chiesa per la messa.
Ognuno prendeva posto sui banchi, suddivisi per categoria: davanti i ragazzini, dietro gli uomini ed i giovani; ultime le donne a capo coperto. Per nove mattine consecutive, anche con la neve e il freddo, si camminava a piedi per due chilometri per raggiungere la chiesa per cantare "Gloria in Excelsis Deo", ed era per lei una gioia immensa.
Preparava il presepe con il cartone e lo adornava con del muschio che raccoglieva nei boschi tutt'intorno. Allora il Natale era una festa attesa anche perché rientravano alle proprie case i capofamiglia emigrati all'estero per lavoro. Il pranzo natalizio era molto povero: brodo, gallina bollita, patate, frutta secca e per l'occasione anche del vino rosso, ma poco!
Ci si radunava poi tutti insieme intorno al fuoco, in alternativa nella stalla, e si cantavano, insieme ai ragazzini, i canti natalizi o si giocava a tombola. A Capodanno si usava "la bona man". Gli uomini davano qualche soldino ai bambini mentre le donne regalavano mele, pere, susine, noci, nocciole e castagne che avevano raccolto in autunno e conservato appositamente per le feste.
Arrivava poi l'Epifania che tutte le feste porta via, purtroppo portava via anche i capofamiglia che per necessità di sopravvivenza ritornavano in paesi lontani lavorando nelle gallerie, in miniera. Finivano le festività e si ritornava alle abitudini consuete, lieti di aver trascorso un bel Natale in famiglia, allora ci si accontentava di poco perché si viveva in povertà.
Florinda Garlet, nata a Sospirolo nel 1957, abita a Belluno. Lavora come impiegata statale all'Isis Segato-Brustolon.
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