Nasce il centro per la selvaggina

La Riserva di caccia allestisce un punto di lavorazione dei capi

SAN VITO. La Riserva alpina di caccia di San Vito ha realizzato un centro di lavorazione per la selvaggina investita e abbattuta, con annesso centro di raccolta, destinato alla lavorazione e alla commercializzazione delle carni ottenute dal sezionamento e disosso delle carcasse.

«Con molta soddisfazione», spiega il presidente della Riserva, Stefano Sommacal, «possiamo affermare di aver realizzato una struttura di eccellenza a livello provinciale, che per le sue caratteristiche e capacità operative può essere in futuro utilizzata anche dalle Riserve limitrofe. L'opera è stata possibile grazie alla collaborazione dell'amministrazione comunale, dell'ex assessore provinciale alla caccia Silver De Zolt, e del Bim che ha contribuito con un finanziamento alle spese di realizzazione. Il centro di lavorazione con annesso centro di raccolta è stato costruito nel rispetto del Regolamento igenico-sanitario Ce. In questi anni la Riserva si è operata anche con un protocollo d’intesa con la polizia provinciale per il servizio di recupero dei selvatici investiti h24 e ha organizzato escursioni didattiche per gli alunni delle scuole elementari, medie e per il centro estivo dei bambini».

Il nuovo centro è stato presentato alla fiera di Vicenza “Hunting show”con un video prodotto dalla polizia provinciale nello stand della Regione. L’idea è nata nell’ambito dell’attività connessa alla gestione della selvaggina investita e delle iniziative per ridurre gli incidenti stradali con gli ungulati. La Riserva ha così manifestato la necessità di realizzare un centro di lavorazione della selvaggina con annesso un centro di raccolta per conservare in spazi refrigerati le carcasse in pelo degli animali investiti, per il successivo esame obiettivo da parte della polizia provinciale o dei suoi delegati. In questo centro di raccolta possono, inoltre, essere conferite le carcasse in pelo dei capi abbattuti durante l’attività venatoria. In questo modo il centro di raccolta può anche diventare un osservatorio epidemiologico sullo stato di salute della selvaggina. «Da parte mia», conclude Sommacal, «non resta che ringraziare chi ha reso possibile la realizzazione del centro, da chi ha contribuito economicamente, a chi ha prestato la manodopera gratuitamente». (a.s.)

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