Muore rocciatore agordino

CASTELLAVAZZO. Si è sfracellato al suolo dopo un volo di ventidue metri. Tragedia ieri mattina lungo la strada che da Longarone sale verso la diga del Vajont.
A perdere la vita un esperto disgaggiatore della Dolomiti rocce, il 46enne Fabio Garavana di Taibon Agordino. L’uomo, per cause ancora al vaglio dei carabinieri di Longarone, è precipitato mentre, assieme a cinque compagni di squadra, stava montando una rete paramassi.
Al lavoro in parete. Per gli operai della Dolomiti Rocce lavorare in parete rappresenta una sorta di routine, Da una ventina di giorni la squadra guidata proprio da Fabio Garavana stava lavorando, su richiesta di Veneto strade, lungo la parete rocciosa che precede la galleria di Sant’Antonio, la prima per chi viaggia lungo la Regionale 251 della Val Cellina, in direzione Longarone-Erto e Casso. Gli uomini dell’azienda con sede a Lizzona di Ponte nelle Alpi avrebbero dovuto montare una rete paramassi a protezione della strada. Ieri mattina i cinque operai più l’autista del camion erano arrivati, come erano soliti fare, attorno alle 7.
La tragedia. Una giornata come tante. I rocciatori avrebbero dovuto montare i sei pali in acciaio attorno ai quali sistemare la rete paramassi. Sono le 11.45, Garavana sta controllando l’inclinazione del terzo palo. Parla con i compagni: «Le ultime due trazioni, poi andiamo a pranzo», dice. Sono le sue ultime parole. Gli altri rocciatori, impegnati in altre manovre, non assistono alla scena. Sentono solo il disperato urlo di Fabio Garavana: «No, no». È un attimo, il capo squadra precipita sull’asfalto sottostante, a poco più di un metro dall’autista Franco De March, impegnato nella messa in sicurezza del camion.
Soccorsi inutili. Vani i soccorsi da parte dei compagni di squadra. Il terribile schianto non lascia scampo allo sfortunato rocciatore agordino. In pochi minuti sul luogo dell’incidente arriva l’elicottero del Suem, ma i medici del 118 non possono fare altro che constatare il decesso dell’uomo. Arrivano anche i carabinieri della stazione di Belluno e una squadra dello Spisal dell’Usl 1. Spetterà loro il compito di ricostruire quanto accaduto. Oggi sarà effettuata l’ispezione cadaverica.
Le cause dell’incidente. I carabinieri e i dirigenti dello Spisal ascoltano il disperato racconto dei compagni della Dolomiti Rocce. Come detto, non ci sono testimoni oculari, solo delle supposizioni. Quella più attendibile ricondurrebbe il tutto a un errore di Garavana. È’ possibile che l’uomo (descritto da tutti come un pignolo in fatto di sicurezza), mentre scendeva per andare a pranzo, abbia staccato uno dei moschettoni che lo teneva fissato ai cavi, senza accorgersi che anche l’altro era in libertà. Come detto, però, parliamo solo di supposizioni al vaglio degli inquirenti.
Un amante della montagna. Fabio Garavana era uno dei più esperti disgaggiatori della Dolomiti Rocce. Meticoloso, quasi ossessivo nella cura del proprio lavoro, era un esempio per i compagni di squadra. Grande sportivo e amante della montagna, non perdeva occasione per non dare sfogo alla propria passione: lo scialpinismo. A tutti raccontava la propria eseprienza su un seimila metri in Perù: era la sua perla, un’esperienza di cui andava particolarmente fiero.
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