Mucche vendute da anni non erano state sottratte prima del pignoramento

trichiana. Un imprenditore agricolo di Trichiana, F.B. di 72 anni, è stato assolto dall’accusa di aver sottratto una cosa di sua proprietà sottoposta a pignoramento. I fatti risalgono al 2016, quando l’imprenditore aveva accumulato un debito rilevante con una ditta che produce mangimi per animali. Dopo il decreto ingiuntivo scattò il pignoramento e gli ufficiali giudiziari arrivarono nella stalla di Trichiana per pignorare le mucche dell’imprenditore. Il veterinario dell’Usl chiamato per verificare lo stato di salute delle vacche da mettere all’asta contò 22 capi marchiati regolarmente e altre due capi con lo stesso numero, ma negli schedari erano conservati i passaporti di 30 mucche.
Da qui l’accusa mossa all’imprenditore agricolo, che secondo l’accusa aveva sottratto le sei mucche mancanti all’appello.
Durante il processo, però, si è scoperto che di quelle sei mucche una era morta e le altre cinque erano state vendute al macello già diversi anni prima, tra il 2002 e il 2008, quindi in un periodo molto lontano dal pignoramento. Inoltre, il veterinario dell’Usl ha spiegato che in alcuni Paesi, come l’Austria, i bovini hanno due passaporti perché in uno dei due è riportato l’albero genealogico del capo. A quanto pare le sei mucche “scomparse” erano effettivamente di provenienza austriaca. Siccome non è possibile macellare una capo senza passaporto, i passaporti in più ritrovati nell’azienda di Trichiana erano sicuramente quelli regolari riportanti l’albero genealogico, documenti mai eliminati dall’imprenditore.
A chiedere l’assoluzione del trichianese (oltre all’avvocato Monica Casagrande) è stato lo stesso pm d’udienza, Gianluca Tricoli. —
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