Motociclista morì nel tamponamento in due non c’entrano

Il consulente della Procura  ha consegnato la perizia che esclude responsabilità per il proprietario del finto velox e l’automobilista veneziana  

AURONZO. Tamponato davanti al finto autovelox. Per la morte del motociclista Matteo Contadin, ad Auronzo, la Procura della Repubblica di Belluno ha ricevuto la consulenza dell’ingegnere veneziano Pierluigi Zamuner, sulla dinamica dell’incidente del 17 agosto, in via Ligonto, sulla 48 delle Dolomiti. L’unico indagato per omicidio stradale rimane R.Z, l’amico che lo seguiva e non ha rispettato la distanza di sicurezza, spingendolo fuori strada e poi contro una casa. Il pubblico ministero Gallego chiederà il rinvio a giudizio solo per il 28enne vicentino di Lonigo.

Non è invece emerso nulla di penalmente rilevante per il gestore dell’agriturismo Tre Cime di Lavaredo, Ottorino Zandegiacomo, cioè il proprietario di quel bidone arancione e blu che poteva essere scambiato per un misuratore di velocità e per un’automobilista, che stava procedendo in direzione contraria. Non hanno responsabilità, su quel tratto di strada che è sottoposta al limite di velocità di 50 chilometri orari.

Contadin, 43 anni, padovano di Este era in sella alla sua Bmw GS 1200 e faceva parte di una comitiva di alcuni amici, in viaggio durante una mattinata di sole. I centauri avevano appena attraversato l’abitato di Auronzo e stavano tenendo una velocità superiore al consentito. Secondo la ricostruzione della polizia stradale (nessuna immagine), una volta visto il contenitore a bordo strada, ha rallentato bruscamente ed è stato urtato da colui che lo seguiva su una Ducati Multistrada. L’impatto inatteso ha fatto perdere il controllo della moto a Contadin, che dopo aver rischiato di schiantarsi contro l’auto di una turista veneziana è andato a sbattere contro il muro di una casa. Non è morto sul colpo, ma per lui non ci sarà niente da fare.

A distanza di quattro mesi, le indagini sono chiuse e ci sia avvia verso il processo. —

G.S.

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