Morì un centauro sulla 203 patteggia la pena di 16 mesi

L’incidente un anno fa a Candaten, vittima l’agordino Maurizio Panziera Il risarcimento sarà garantito dalla compagnia d’assicurazione dell’imputato
Di Gigi Sosso

SEDICO. Morì un centauro sulla 203. A meno di un anno dall’incidente, che costò la vita al 55enne agordino Maurizio Panziera, il conducente dell’auto F.P. ha patteggiato un anno e quattro mesi di reclusione per omicidio colposo. Il risarcimento danni sarà compito dell’assicurazione che quel 6 agosto copriva la Volkwagen Golf bianca del 28enne bellunese. Il difensore dell’imputato, Massimiliano Xaiz, ha concordato la pena con il pubblico ministero Simone Marcon, dopo che era stato il procuratore Francesco Saverio Pavone a chiedere e ottenere il rinvio a giudizio del giovane, che abita in una frazione cittadina. E il giudice per le udienze preliminari Federico Montalto ha applicato la pena.

Secondo le indagini dei carabinieri, alle tre e mezzo di una giornata di sole, F.P. stava viaggiando sulla strada regionale in direzione Agordo. Ha sorpassato altre due auto, all’altezza della caserma della Forestale di Candaten, quando si è trovato di fronte la Honda 600 Transalp blu sulla quale c’era il perito minerario diretto verso Belluno. Non è riuscito a rientrare e lo scontro è stato violentissimo: Panziera è volato per una decina di metri, sul prato accanto alla carreggiata, perdendo la vita; l’automobilista ha sfondato un muretto in cemento armato della casa abitata da Marcello Ferigo e travolto la rete di recinzione, prima di fermarsi contro un albero di prugne. Ma non con il muso: con il retro. Sull’erba, le tracce delle ruote, mentre la moto era già a terra.

I primi a intervenire erano stati i forestali, allertati e anche comprensibilmente spaventati per il gran rumore provocato dallo schianto. Era toccato a loro fermare in traffico, fra l’altro in una giornata dal notevole flusso di turisti. Rapidissimo anche l’arrivo dei Vigigili del fuoco e del Suem 118 con l’ambulanza e l’elicottero decollato da Pieve di Cadore, ma per Panziera non c’era già più nulla da fare. Il conducente della Golf, invece, se l’è cavata con gli inevitabili traumi, ma resi meno violenti dagli airbag. È sceso dalla portiera del lato passeggero, perché quella dalla sua parte non si apriva. È finito a processo con l’accusa di omicidio colposo per aver provocato un incidente mortale per imprudenza, negligenza e imperizia nella guida e ha preferito patteggiare, evitando il processo in aula.

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