Morì mentre andava al lavoro, il Comune di Longarone risarcisce mezzo milione

Il guard-rail era troppo basso e Lorena Olivotto perse la vita

Gigi Sosso
Il punto in cui Lorena Olivotto uscì di strada
Il punto in cui Lorena Olivotto uscì di strada

Morì mentre stava andando al lavoro in macchina. Il Comune di Longarone condannato a mezzo milione di risarcimento danni alla famiglia. Uscì di strada con l’auto e precipitò da un’altezza di circa tre metri a causa di un guard-rail troppo basso. Il tragico incidente a Castellavazzo, in cui 7 anni fa perse la vita Lorena Olivotto, ha trovato un epilogo davanti al Tribunale civile di Belluno. I giudici  hanno condannato il Comune di Longarone a risarcire i familiari della vittima che, nel corso della causa civile, erano assistiti dal legale fiduciario di Giesse Risarcimento danni, gruppo specializzato nella gestione di incidenti stradali con esito mortale.

L’incidente risale al 6 marzo di sette anni fa. Lorena Olivotto, di 56 anni, stava guidando l’auto in via Giovanni Uberti ed era diretta alla Safilo. In corrispondenza di  una curva a destra, urtò il guard-rail a lato della carreggiata, lo scavalcò e finì nella scarpata sottostante, perdendo la vita. Il giudice dispose due consulenze tecniche: la prima medico-legale in cui si escluse che la 56enne potesse aver avuto un malore prima dell’incidente; il secondo accertamento, invece, riguardò la dinamica del sinistro, oltre alle condizioni del mezzo e della strada. L’auto, sulla quale non venne trovato nessun guasto meccanico, procedeva a una velocità di poco superiore ai 30 chilometri orari, quindi ampiamente al di sotto del limite imposto su quella strada che è di 50.

L’attenzione degli inquirenti, infine, si spostò sul guard-rail e si scoprì che la sua altezza era nettamente inferiore a quella prevista. “L’ausiliario”,  si legge nella sentenza, “ha ravvisato una violazione delle Norme tecniche per le barriere di sicurezza in metallo adottate al 1966 ed applicabili a quel tratto di strada, in quanto l’altezza minima deve essere pari a 60 centimetri, laddove quella posta sulla strada è pari a 40 centimetri, dato peraltro inferiore alle istruzioni tecniche dettate dai costruttori, per il montaggio di barriere simili a quelle presenti sul luogo”.

Che la barriera non fosse idonea si deduce anche dal fatto che, a seguito dell’incidente, rimase danneggiata solo nella parte superiore ed è per questo che l’auto la scavalcò senza grossi problemi. “Nel 2012 vennero svolti alcuni lavori di rifacimento del manto stradale, senza però eliminare quello esistente – spiega Gennaro Pisacane, responsabile della sede Giesse a Belluno”,  di conseguenza, il piano viario si alzò e il guard-rail (rimasto lo stesso) si abbassò. O meglio: sprofondò. Il giudice ha accolto completamente la nostra tesi: indipendentemente dalla causa primaria, e quindi da ciò che ha determinato la fuoriuscita dell’auto dalla sede stradale, se il guard-rail fosse stato conforme alla norma, Lorena Olivotto non sarebbe precipitata nella scarpata e ora, nella formula del più probabilmente che non, sarebbe ancora viva. E questo è più che sufficiente, a livello civilistico, per stabilire la responsabilità del Comune. Dopo sette lunghi anni possiamo dire di esser riusciti a far emergere la verità su quanto accaduto”.

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